Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/64

Da Wikisource.
58 discorsi del machiavelli


non possono sperare di conseguire questa benevolenzia, è necessario fare qualche fondamento in sulla forza, in sul tenere e’ popoli suoi in qualche terrore; altrimenti sarebbe troppo spesso in preda della leggerezza, della malignitá, del giusto odio de’ sudditi suoi. E quella ragione che si adduce nel Discorso che le fortezze danno animo a’ príncipi a essere insolenti e fare mali portamenti, è molto frivola, perché se s’avessi a considerare questo, arebbe uno principe a stare sanza guardia, sanza arme, sanza eserciti, per avere tanto piú a cercare di vivere in modo che fussi grato a’ popoli, quanto piú si trovassi esposto alla loro discrezione. Di poi le cose che in sé sono utile non si debbono fuggire, se bene la sicurtá che tu trai di loro ti possa dare animo a essere cattivo; verbigrazia, hass’egli a biasimare la medicina, perché gli uomini sotto la fidanza di quella si possono guardare manco da’ disordini e dalle cagione che fanno infermare? Non è questa buona ragione, né da fare rifiutare el bene, quando el male che ne può seguire è in potestá tua se séguiti o no.

E per venire a’ particulari secondo l’ordine del Discorso, dico che a uno tiranno di una cittá, ed a ogni principe, sono utilissime le fortezze in quella cittá, perché né el popolo né gli inimici particulari, vedendo el principe sicuro nella fortezza sua, non possono per ogni leggiere occasione fare movimento; perché è difficile farlo in modo che si amazzi el principe con tutta la sua progenie; non facile avere le forze ed e’ soccorsi preparati in modo che si possa rinchiudere o pigliare la fortezza sí presto che el principe non abbia tempo a ripigliare la terra con gente nuove introdotte per la fortezza. El medesimo dico di una cittá suddita, la quale per el freno della fortezza non può pensare alla ribellione se non vede esercito forestiere inimico del principe in quella provincia. Né sono buoni gli esempli di Milano e gli altri che lui allega, che benché avessino le fortezze perderono gli stati, perché non per ribellione de’ popoli soli, ma per occasione di guerra potente; e si potria dire che se non l’avessino avute, l’arebbono perdute forse molto prima eziandio ne’ tempi della pace. E se