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LIBRO TERZO

CAPITOLO XVII

[Che non si offenda uno, e poi quel medesimo si mandi in amministrazione e governo d’importanza.]

Molto piú s’ha a astenere uno principe in non si commettere in chi ha ingiuriato che una republica, perché lo ingiuriato dal principe ricognosce la ingiuria tutta da lui, ma uno ingiuriato da una republica ricognosce piú la ingiuria da qualche particulare che l’ha perseguitato, o si è trovato in magistrato, che dal nome della cittá, e però offendendo la cittá non gli pare vendicarsi. Di poi chi cerca la rovina della patria fa male a’ parenti, agli amici, a tutte le cose sue medesime ed a sé proprio, e con infamia di sé medesimo; che non interviene a chi fa contro a uno principe. È ancora piú facile spegnere uno principe che una republica, e per questo uno che sia ingiuriato può essere piú pronto a entrare in questo pensiero. Però io non sarei facile a fuggire uno cittadino ingiuriato dalla sua republica, e massime quando la ingiuria non sia stata molto atroce, nel quale caso si potria avergli rispetto; ma quella di Claudio Nerone allegato nel Discorso è cosa ridicula a credere, che per essere stato calunniato nel tempo era in Spagna ed anche con qualche ragione, avessi avuto tanto sdegno che potessi desiderare di essere rotto; e le parole che lo scrittore dice che lui usò, non furono parole