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Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/85

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lega proposta da massimiliano a venezia - ii. 79


piú sono insieme, piú sono le difficultá che sono tra loro; né ci mancherebbe mai in uno simile frangente, trovare modo di accordarsi con qualcuno di loro e rompere quella unione di che abbiamo tanta paura.

Ultimamente io vi ricordo che, doppo la capitulazione che facemo col re di Francia contro a Lodovico Sforza, lui non ha mai fatto con effetto cosa alcuna, per la quale possiamo dire con veritá che ci abbia mancato. Però, pigliandogli ora la guerra contro, non so come ci potreno scusare di non gli rompere la fede, della quale sapete che questa republica ha fatto sempre capitale assai; e per l’onore e per la utilitá de’ maneggi che abbiamo a avere tuttodí con gli altri príncipi, non debbiamo sanza grande causa volerci tirare adosso questa infamia, ed augumentare ogni dí el sospetto che communemente s’ha di noi, che noi aspiriamo alla monarchia di Italia. Volessi Dio che per el passato fussimo andati piú temperati in questo, perché la maggiore parte de’ sospetti che noi abbiamo, è per avere offesi troppi; né è la via di assicurarsi, lo accrescere inconvenienti ed aggiugnersi inimici nuovi, ma piú presto fermarci un poco, né entrare ogni dí in imprese nuove sanza grande necessitá o occasione. Forse che chi fu autore di fare venire in Italia el re di Francia per sbattere Lodovico Sforza, o lo movessi el desiderio di assicurarsi da’ sospetti vani, o la cupiditá di acquistare Cremona, arebbe meglio consigliato alla nostra republica, se l’avessi consigliata andarsi temporeggiando in quelle difficultá, né si lasciare traportare tanto o dallo sdegno o dalla cupiditá o dal timore, che in luogo di uno principe minore di noi ci mettessino a’ confini uno re sí potente. In effetto a me non pare che per uno sospetto di guerra incerta debbiamo pigliare una guerra certissima, né per desiderio di guadagnare debbiamo entrare in infinite spese e pericoli, né sanza manifesta necessitá mancare alla fede nostra e crescere ogni dí la opinione che siamo troppo ambiziosi e cupidi di occupare quello di altri.