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108 storia d'italia

cittá, aveva giá occultamente chiesto al re di Francia uno araldo per avere facoltá di andare sicuro a lui; il quale come fu arrivato, il Triulzio con alcuni gentiluomini capuani andò a Calvi, dove il dí medesimo era entrato il re, non ostante che per molti altri della terra, disposti a osservare la fede a Ferdinando, con altiere parole contradetto gli fusse. A Calvi subito introdotto innanzi al re, cosí armato come era andato, parlò in nome de’ capuani e de’ soldati: che vedendo mancate le forze di difendersi a Ferdinando, al quale mentre vi era stata speranza alcuna avevano servito fedelmente, deliberavano di seguitare la fortuna sua quando fussino accettati con oneste condizioni; aggiugnendo che non si diffidava di condurre a lui la persona di Ferdinando, purché volesse riconoscerlo come sarebbe conveniente. Alle quali cose il re rispose con gratissime parole accettando l’offerte de’ capuani e de’ soldati, e la venuta eziandio di Ferdinando, pure che e’ sapesse non avere a ritenere parte alcuna benché minima del reame di Napoli ma a ricevere stati e onori nel regno di Francia. È dubbio quel che inducesse a tanta trasgressione Gianiacopo da Triulzi, capitano valoroso e solito a fare professione d’onore. Affermava egli di essere andato con volontá di Ferdinando per tentare di comporre le cose sue col re di Francia, dalla quale speranza essendo del tutto escluso, e manifesto non si potere piú difendere con l’armi il regno di Napoli, gli era paruto non solo lecito ma laudabile provedere in uno tempo medesimo alla salute de’ capuani e de’ soldati. Ma altrimenti sentirono gli uomini comunemente, perché si credette averlo mosso il desiderare la vittoria del re di Francia, sperando che occupato il regno di Napoli avesse a volgere l’animo al ducato di Milano; nella quale cittá essendo egli nato di nobilissima famiglia, né gli parendo avere appresso a Lodovico Sforza, o per il favore immoderato de’ Sanseverini o per altro rispetto, luogo pari alle virtú e meriti suoi, si era totalmente alienato da lui: per la quale cagione molti avevano sospettato che prima, in Romagna, avesse confortato Ferdinando a procedere piú cautamente che forse qualche volta non consigliavano l’occasioni.