Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/124

Da Wikisource.
118 storia d'italia

i fiorentini in questa necessitá e conservare Pisa in quello stato, almeno insino a tanto che avesse acquistato il regno di Napoli. Le persuasioni de’ quali prevalendo appresso a lui, e però sforzandosi di nutrire l’una parte e l’altra con speranze varie, introdusse, mentre era in Roma, gl’imbasciadori de’ fiorentini a udire in presenza sua le querele che gli facevano i pisani; per i quali parlò Burgundio Lolo cittadino di Pisa, avvocato concistoriale nella corte di Roma, lamentandosi acerbissimamente, i pisani essere stati tenuti, ottantotto anni, in sí iniqua e atroce servitú che quella cittá, la quale aveva giá con molte nobilissime vittorie disteso lo imperio suo insino nelle parti dell’Oriente, e la quale era stata delle piú potenti e piú gloriose cittá di tutta Italia, fusse, per la crudeltá e avarizia de’ fiorentini, condotta all’ultima desolazione. Essere Pisa quasi vota d’abitatori, perché la maggiore parte de’ cittadini, non potendo tollerare sí aspro giogo, l’aveva spontaneamente abbandonata; il consiglio de’ quali essere stato prudentissimo, avere dimostrato le miserie di coloro i quali v’aveva ritenuti l’amore della patria, perché per l’acerbe esazioni del publico e per le rapine insolenti de’ privati fiorentini erano rimasti spogliati di quasi tutte le sostanze; né avere piú modo alcuno di sostentarsi, perché con inaudita empietá e ingiustizia si proibiva loro il fare mercatanzie, l’esercitare arti di alcuna sorte eccetto le meccaniche, non essere ammessi a qualitá alcuna d’uffici o d’amministrazioni nel dominio fiorentino, eziandio di quelle le quali alle persone straniere si concedevano. Giá incrudelirsi da’ fiorentini contro alla salute e le vite loro; avendo, per spegnere in tutto le reliquie de’ pisani, fatto intermettere la cura di mantenere gli argini e i fossi del contado di Pisa, conservata sempre dai pisani antichi con esattissima diligenza, perché altrimenti era impossibile che per la bassezza del paese, offeso immoderatamente dalle acque, ogn’anno non fussino sottoposti a gravissime infermitá. Per queste cagioni cadere per tutto in terra le chiese e i palagi e tanti nobili edifici publichi e privati, edificati con magnificenza e bellezza inestimabile da’ maggiori loro. Non essere