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e dove le cittá furono edificate per la quiete e felice vita degli abitatori, i frutti de’ nostri governi le nostre felicitá i nostri riposi sono stati le confiscazioni de’ nostri beni, gli esili, le decapitazioni de’ nostri infelici cittadini. Non è il governo introdotto nel parlamento diverso da quegli che altre volte sono stati in questa cittá, i quali sono stati pieni di discordie e di calamitá, e dopo infiniti travagli publici e privati hanno finalmente partorito le tirannidi; perché, non per altro che per queste cagioni oppresse, appresso a nostri antichi, la libertá il duca di Atene, non per altro l’oppresse ne’ tempi seguenti Cosimo de’ Medici. Né si debbe averne ammirazione: perché, come la distribuzione de’ magistrati e la deliberazione delle leggi non hanno bisogno quotidianamente del consenso comune ma dependono dall’arbitrio di numero minore, allora, intenti i cittadini non piú al beneficio publico ma a cupiditá e fini privati, sorgono le sette e le cospirazioni particolari, alle quali sono congiunte le divisioni di tutta la cittá, peste e morte certissima di tutte le republiche e di tutti gli imperi. Quanto è adunque maggiore prudenza fuggire quelle forme di governo le quali, con le ragioni e con l’esempio di noi medesimi, possiamo conoscere perniciose! e accostarsi a quelle le quali, con le ragioni e con l’esempio d’altri, possiamo conoscere salutifere e felici! Perché io dirò pure, sforzato dalla veritá, questa parola: che nella cittá nostra, sempre, un governo ordinato in modo che pochi cittadini vi abbino immoderata autoritá sará un governo di pochi tiranni; i quali saranno tanto piú pestiferi d’un tiranno solo quanto il male è maggiore e nuoce piú quanto piú è moltiplicato, e, se non altro, non si può, per la diversitá de’ pareri e per l’ambizione e per le varie cupiditá degli uomini, sperarvi concordia lunga: e la discordia, perniciosissima in ogni tempo, sarebbe piú perniciosa in questo, nel quale voi avete mandato in esilio un cittadino tanto potente, nel quale voi siete privati d’una parte tanto importante del vostro stato, nel quale Italia, avendo nelle viscere eserciti forestieri, è tutta in gravissimi pericoli. Rare volte, e forse non mai, è stato assolutamente in potestá