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172 storia d'italia

rorno poco l’artiglierie. Sforzossi ciascuna delle parti di tirare a sé la lama della vittoria e dell’onore di questo giorno. Gl’italiani, per essere stati salvi i loro alloggiamenti e carriaggi, e per il contrario l’averne i franzesi perduti molti e tra gli altri parte de’ padiglioni propri del re; gloriandosi, oltre a questo, che arebbono sconfitti gl’inimici se una parte delle genti loro, destinata a entrare nella battaglia, non si fusse voltata a rubare; il che essere stato vero non negavano i franzesi. E in modo si sforzorono i viniziani d’attribuirsi questa gloria che, per comandamento publico, se ne fece per tutto il dominio loro, e in Vinegia principalmente, fuochi e altri segni d’allegrezza; né seguitorono nel tempo avvenire piú negligentemente l’esempio publico i privati, perché nel sepolcro di Marchionne Trivisano, nella chiesa de’ frati minori, furno alla sua morte scritte queste parole: — che in sul fiume del Taro combatté con Carlo re di Francia prosperamente. — E nondimeno, il consentimento universale aggiudicò la palma a’ franzesi: per il numero de’ morti tanto differente, e perché scacciorono gl’inimici di lá dal fiume, e perché restò loro libero il passare innanzi, che era la contenzione per la quale proceduto si era al combattere.

Soggiornò il dí seguente il re nel medesimo alloggiamento, e in questo dí si seguitò, per mezzo del medesimo Argenton, qualche parlamento con gl’inimici: e però si fece tregua insino alla notte: desiderando, da una parte, il re la sicurtá del passare, perché, sapendo che molti dell’esercito italiano non avevano combattuto e vedendo stargli fermi nel medesimo alloggiamento, gli pareva il cammino di tante giornate per il ducato di Milano pericoloso, con gl’inimici alla coda; e da altra parte, non si sapeva risolvere, per il debole consiglio il quale, disprezzati i consigli migliori, usava spesso nelle sue deliberazioni. Simile incertitudine era negli animi degli italiani: i quali, benché da principio fussino molto spaventati, si erano rassicurati tanto che la sera medesima della giornata ebbono qualche ragionamento, proposto e confortato molto dal conte di Pitigliano, d’assaltare la notte il campo franzese, alloggiato