Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/204

Da Wikisource.
198 storia d'italia

presto soccorrergli, alla difesa di quel reame; i quali resteranno disperati del soccorso come intenderanno che voi, trovandovi in sulle frontiere d’Italia con tanto esercito, con tante forze, cediate agl’inimici. Dependono in grande parte, come ognuno sa, dalla riputazione i successi delle guerre; la quale quando declina, declina insieme la virtú de’ soldati diminuisce la fede de’ popoli annichilansi l’entrate deputate a sostenere la guerra, e per contrario cresce l’animo degl’inimici alienansi i dubbii e augumentansi in infinito tutte le difficoltá. Però mancando, con nuova sí infelice, all’esercito nostro il suo vigore, e diventando maggiori le forze e la riputazione degl’inimici, chi dubita che presto sentiremo la ribellione di tutto il regno di Napoli? presto la disfazione del nostro esercito? e che quella impresa, cominciata e proseguita con tanta gloria, non ci ará partorito altro frutto che danno e infamia inestimabile? Perché chi si persuade che questa pace si faccia con buona fede dimostra di considerare poco le condizioni delle cose presenti, dimostra di conoscere poco la natura di coloro co’ quali si tratta; essendo facile a comprendere che, come aremo voltate le spalle all’Italia, non ci sará osservata cosa alcuna di quelle che si capitolano, e che in cambio di darci gli aiuti promessi sará mandato soccorso a Ferdinando; e quelle genti medesime che si glorieranno d’averci fatto vilmente fuggire d’Italia andranno a Napoli ad arricchirsi delle spoglie de’ nostri. La quale ignominia io tollererei piú facilmente se per alcuna probabile cagione si potesse dubitare della vittoria. Ma come può nascere in alcuno questo sospetto che, considerando la grandezza del nostro esercito, l’opportunitá che abbiamo del paese circostante, si ricordi che, stracchi della lunghezza del cammino, assediati delle vettovaglie, pochissimi di numero e in mezzo di tutto il paese inimico, combattemmo sí ferocemente contro a grossissimo esercito in sul fiume del Taro? il quale fiume corse quel dí con grande impeto, piú grosso di sangue degli inimici che d’acqua propria; aprimmoci col ferro la strada, e vittoriosi cavalcammo otto giorni per il ducato di Milano, che tutto ci era contrario? Abbiamo