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302 storia d'italia

dovere avere piú duro e piú implacabile inimico, nutrendosi con la speranza con la quale si nutriva similmente Federigo d’Aragona che e’ non potesse cosí presto attendere alle cose di qua da’ monti, e impedito dallo sdegno presente a discernere il pericolo futuro non era per astenersi da opporsi loro nelle cose di Pisa. Soli i fiorentini cominciavano a discostarsi con l’animo dell’amicizia franzese: perché se bene il nuovo re fusse stato prima loro fautore, ora, pervenuto alla corona, non aveva con essi vincolo alcuno, né per fede data né per benefici ricevuti, come aveva avuto l’antecessore, per le capitolazioni fatte in Firenze e in Asti, e per l’avere voluto piú presto sottoporsi a molti affanni e pericoli che abbandonare la sua congiunzione; e la discordia che continuamente cresceva tra i viniziani e il duca di Milano era cagione che, essendo cessato il timore avuto delle forze de’ collegati, e sperando piú nel favore propinquo e certo di Lombardia che ne’ soccorsi lontani e incerti di Francia, avevano cagione di stimare manco quella amicizia.

Nella quale diversa disposizione degli animi furono medesimamente diversi gli andamenti. Perché dal senato viniziano fu mandato subito a lui uno segretario che avevano appresso al duca di Savoia; e per gittare con questi princípi i fondamenti da stabilire seco quella amicizia che alla giornata ricercassino le occorrenze comuni, furono eletti tre oratori che andassino a rallegrarsi della sua successione, e a scusare che quello che avevano fatto contro a Carlo non era proceduto da altro che da sospetto, nato poiché per molti segni compresono che, non contento al regno di Napoli, distendeva giá i pensieri suoi all’occupazione di tutta Italia: e il pontefice, disposto di trasferire Cesare suo figliuolo dal cardinalato a grandezza secolare, alzato l’animo a maggiori pensieri e mandatigli subito imbasciadori, disegnò di vendergli le grazie spirituali, ricevendone per prezzo stati temporali; perché sapeva il re desiderare ardentemente di ripudiare Giovanna sua moglie, sterile e mostruosa e che quasi violentemente gli era stata data da Luigi undecimo, suo padre, né avere minore desiderio di