Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/313

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libro quarto — cap. ii 307

piú di trentamila ducati, offerendo continuamente, quando fusse di bisogno, maggiori aiuti. Fece oltre a queste cose instanza col pontefice che, ricercato da’ fiorentini, porgesse qualche sussidio. Il quale, dimostrando di conoscere che lo stabilirsi in Pisa i viniziani era pernicioso allo stato della Chiesa, promesse mandare loro cento uomini d’arme e tre galee sottili, le quali sotto il capitano Villamarina erano a’ soldi suoi, per impedire che per mare non entrassino in Pisa vettovaglie; nondimeno, poiché con varie scuse ebbe differito il mandargli, lo negò alla fine apertamente, perché ogni dí piú, rimovendosi dagli altri pensieri, si risolveva a ristrignersi col re di Francia, sperando di conseguire per mezzo suo non premi mediocri e usitati ma il reame di Napoli: essendo spesso proprio degli uomini farsi facile con la voglia e con la speranza quello che con la ragione conoscono essere difficile. Ed era quasi fatale che in lui fussino origine a cose nuove le repulse de’ parentadi avute da’ re d’Aragona. Perché, innanzi che totalmente deliberasse di unirsi col re di Francia, aveva dimandato che al cardinale di Valenza, parato a rinunziare alla prima occasione al cardinalato, il re Federigo concedesse per moglie la figliuola, e in dote il principato di Taranto; persuadendosi che se il figliuolo, grande d’ingegno e d’animo, si insignorisse di uno membro tanto importante di quel reame, potesse facilmente, avendo in matrimonio una figliuola regia, avere occasione, con le forze e con le ragioni della Chiesa, di spogliare del regno il suocero, debole di forze ed esausto di danari, e dal quale erano alieni gli animi di molti de’ baroni. La qual cosa benché fusse caldamente favorita dal duca di Milano, dimostrando a Federigo, con ragioni efficaci e poi con parole aspre, per mezzo di Marchesino Stanga, il quale mandò per questo a Roma e a Napoli imbasciadore, con quanto suo pericolo il pontefice, escluso di tale desiderio, precipiterebbe a congiugnersi col re di Francia, e ricordandogli quanta imprudenza e pusillanimitá fusse, dove si trattava della salute del tutto, avere in considerazione la indegnitá e non sapere sforzare se medesimo ad anteporre la conservazione dello stato alla propria volontá,