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de’ costumi loro giá cominciati a trascorrere, la reverenza spirituale, stavano quasi come subietti agli imperadori; senza la confermazione de’ quali o de’ loro esarchi, benché eletti dal clero e dal popolo romano, non ardivano di esercitare o di accettare il pontificato: anzi gli episcopi costantinopolitano e ravennate (perché comunemente la sedia della religione séguita la potenza dello imperio e delle armi) disputavano spesso della superioritá con l’episcopo romano. Ma si mutò non molto poi lo stato delle cose, perché i longobardi, gente ferocissima, entrati in Italia, occuporono la Gallia Cisalpina, la quale dallo imperio loro prese il nome di Lombardia, Ravenna con tutto l’esarcato e molte altre parti d’Italia; e si disteseno l’armi loro insino nella marca anconitana e a Spuleto e a Benevento, ne’ quali due luoghi creorono duchi particolari: non provedendo a queste cose, parte per la ignavia loro parte per le difficoltá che avevano in Asia, gli imperadori. Dagli aiuti de’ quali Roma abbandonata, né essendo piú il magistrato degli esarchi in Italia, cominciò a reggersi co’ consigli e con l’autoritá de’ pontefici. I quali, dopo molto tempo, essendo insieme co’ romani oppressati da’ longobardi, ricorsono finalmente agli aiuti di Pipino re di Francia; il quale, passato con potente esercito in Italia, avendovi i longobardi dominato giá piú di dugento anni, cacciatigli di una parte del loro imperio, donò, come diventate sue per ragione di guerra, al pontefice e alla Chiesa romana non solo Urbino, Fano, Agobbio e molte terre vicine a Roma ma eziandio Ravenna col suo esarcato, sotto il quale dicono includersi tutto quello che si contiene da’ confini di Piacenza, contigui al territorio di Pavia, insino ad Arimini, tra il fiume del Po il monte Apennino gli stagni, ovvero palude de’ viniziani, e il mare Adriatico, e di piú Arimini insino al fiume della Foglia, detto allora Isauro. Ma dopo la morte di Pipino, molestando di nuovo i longobardi i pontefici e quel che era stato donato loro, Carlo suo figliuolo, quello che poi per le vittorie grandissime che ebbe fu meritamente cognominato magno, distrutto del tutto lo imperio loro, confermò la donazione fatta alla Chiesa romana dal padre; e ap-