Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/85

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libro primo — cap. xiii 79

in quello stato, avesse a mancare a ciascuno l’animo di risentirsi di tanta sceleratezza. Credettono altri questo essere stato nuovo pensiero, nato per timore che ’l re, come sono subiti i consigli de’ franzesi, non procedesse precipitosamente a liberare Giovan Galeazzo da tanta soggezione, movendolo o il parentado e la compassione della etá o il parergli piú sicuro per sé che quello stato fusse nella potestá del cugino che di Lodovico; la fede del quale non mancavano persone grandi appresso a lui che continuamente si sforzassino fargli sospetta. Ma l’avere Lodovico procurata l’anno precedente l’investitura, e fatto poco innanzi alla morte del nipote espedirne sollecitamente i privilegi imperiali, arguisce piú presto deliberazione premeditata e in tutto volontaria che subita e quasi spinta dal pericolo presente.

Soprastette alcuni dí Carlo in Piacenza non senza inclinazione di ritornarsene di lá da’ monti, perché la carestia de’ danari e il non si scoprire per Italia cosa alcuna nuova in suo favore lo rendevano dubbio del successo; e non meno il sospetto conceputo del nuovo duca, del quale era fama, che se bene quando partí da lui gli avesse promesso di ritornare, che piú non ritornerebbe. Né è fuora del verisimile che, essendo quasi incognita appresso agli oltramontani la sceleratezza di usare contro agli uomini i veleni, frequente in molte parti d’Italia, Carlo e tutta la corte, oltre al sospettare della fede, avesse in orrore il nome suo; anzi si riputasse gravemente ingiuriato che Lodovico, per potere fare senza pericolo una opera cosí abominevole, avesse la sua venuta in Italia procurata. Deliberossi pure finalmente l’andare innanzi, come continuamente sollecitava Lodovico, promettendo di ritornare al re fra pochi giorni; perché e il soprasedere del re in Lombardia, né meno il ritornarsene precipitosamente in Francia, era del tutto contrario alla sua intenzione.