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10 storia d'italia

numero di soldati forestieri, uscivano spesso ferocemente a scaramucciare. Ma sopra tutte l’altre cose, ancora che non fusse finito il mese di novembre, se gli opponeva l’acerbitá del tempo, asprissimo sopra quella stagione, perché erano nevi grandissime e freddi intollerabili, per i quali si impedivano quasi del tutto le fatiche militari e l’alloggiare sotto ’l cielo scoperto; avendo i faventini, innanzi che ’l campo si accostasse alle mura, abbruciate tutte le case e tagliati tutti gli alberi propinqui alla cittá. Dalle quali difficoltá necessitato il Valentino, levato il campo il decimo dí, distribuí le genti alle stanze per le terre vicine: pieno di sommo dolore che, avendo, oltre alle forze franzesi, uno esercito molto fiorito di capitani e soldati italiani, perché vi erano Pagolo e Giulio Orsini, Vitellozzo, e Giampagolo Baglioni, con molti uomini eletti, e avendosi promesso, co’ suoi concetti smisurati, che né mari né monti gli avessino a resistere, gli fusse oscurata la fama de’ princípi della sua milizia da uno popolo vivuto in lunga pace, e che in quel tempo non aveva altro capo che un fanciullo; giurando efficacemente e con molti sospiri che, come prima la stagione lo comportasse, tornerebbe alla medesima impresa, con animo deliberato di riportarne o la vittoria o la morte.

Nel qual tempo Alessandro suo padre, acciocché tutte le opere proprie corrispondessino a uno medesimo fine, avendo questo anno medesimo creati, con grandissima infamia, dodici cardinali non de’ piú benemeriti ma di quegli che gli offersono prezzo maggiore, per non pretermettere specie alcuna di guadagno, spargeva per tutta Italia e per le provincie forestiere il giubileo, celebrato in Roma con concorso grande, massimamente delle nazioni oltramontane; dando facoltá di conseguirlo a ciascuno che, non andato a Roma, porgesse qualche quantitá di danari: i quali tutti, insieme con gli altri che in qualunque modo poteva cavare de’ tesori spirituali e del dominio temporale della Chiesa, somministrava al Valentino. Il quale, fermatosi a Furlí, preparava le cose necessarie all’oppugnazione per l’anno futuro: né con minore prontezza attendevano i faventini alla fortificazione della cittá.