Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/171

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libro sesto ‐ cap. xvi 165

lendo andarvi, la licenziasse del regno di Francia, non dando piú né a lei né a’ figliuoli provisione o intrattenimento alcuno: proibito all’una parte e all’altra di fare contro a’ nominati da ciascuno di loro; i quali nominorono tutt’a due in Italia il pontefice, e il re di Francia nominò i fiorentini: e, a corroborazione della pace, che tra i due re si intendesse essere perpetua confederazione a difesa degli stati; essendo tenuto il re di Francia con mille lancie e con seimila fanti, e Ferdinando con trecento lancie dumila giannettari e seimila fanti. Dopo la qual pace fatta, della quale il re d’Inghilterra promesse per l’una parte e per l’altra l’osservanza, i baroni angioini che erano in Francia, licenziatisi dal re, il quale per la tenacitá sua usò loro alla partita piccoli segni di gratitudine, andorono quasi tutti con la reina Germana in Spagna; e Isabella, stata moglie di Federigo, licenziata del regno dal re di Francia perché ricusò di mettere i figliuoli in potestá del re cattolico, se ne andò a Ferrara.

Nella quale cittá, essendo poco innanzi morto Ercole da Esti e succedutogli nel ducato Alfonso suo figliuolo, accadde, alla fine dell’anno, uno atto tragico simile a quegli degli antichi tebani, ma per cagione piú leggiera, se piú leggiero è l’impeto sfrenato dell’amore che l’ambizione ardente del regnare. Perché essendo Ippolito da Esti cardinale innamorato ardentemente d’una giovane sua congiunta, la quale con non minore ardore amava don Giulio fratello naturale di Ippolito, e confessando ella medesima a Ippolito tirarla sopra tutte l’altre cose a sí caldo amore la bellezza degli occhi di don Giulio, il cardinale infuriato, aspettato il tempo comodo che Giulio fusse a caccia fuora della cittá lo circondò in campagna, e fattolo scendere da cavallo gli fece da alcuni suoi staffieri, bastandogli l’animo a stare presente a tanta sceleratezza, cavare gli occhi come concorrenti del suo amore: donde tra’ fratelli poi seguitorono gravissimi scandoli. Cosí si terminò l’anno mille cinquecento cinque.