Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/183

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libro settimo ‐ cap. iii 177

sua con esercito potente, con intenzione di pigliare l’armi per non lasciare aprire la via a nuovi travagli; e il medesimo era per fare il re di Francia per assicurare lo stato di Milano. Dunque, il venire egli con esercito armato in Italia non essere altro che cercare potentissima, opposizione, e con grandissimo pericolo loro; contro a’ quali si conciterebbe tutta Italia, insieme con quel re, se gli consentissino il passo, come se agl’interessi propri avessino posposto il beneficio comune. Essere molto piú sicuro per tutti, e alla fine piú onorevole per lui, venendo a uno atto pacifico e favorevole appresso a ciascuno, passare in Italia disarmato; dove, dimostrando non meno benigna che potente la maestá dello imperio, arebbe grandissimo favore da ciascuno, sarebbe con somma gloria conservatore della tranquillitá d’Italia, andando a incoronarsi in quel modo che innanzi a lui era andato a incoronarsi il padre suo e molti altri de’ suoi predecessori; e in tal caso il senato viniziano farebbe verso di lui tutte quelle dimostrazioni e officii che egli medesimo sapesse desiderare.

Queste preparazioni di armi, e queste cose che si trattavano per Cesare, furono cagione che ricercando il pontefice, determinato di fare di presente la impresa di Bologna, al re le genti promesse, egli, parendogli non essere tempo da simili movimenti, lo confortava amichevolmente a differire a tempo che per questo accidente non s’avesse a commuovere tutta Italia; movendolo a questo eziandio il sospetto che i viniziani non si sdegnassino, perché gli avevano significato avere deliberato di pigliare l’armi per la difesa di Bologna se il pontefice non cedeva prima loro le ragioni pertinenti alla Chiesa in Faenza. Ma la natura del pontefice, impaziente e precipitosa, cercò contra tutte le difficoltá e opposizioni, con modi impetuosi, di conseguire il desiderio suo. Perché chiamati i cardinali in concistoro, giustificata la causa che lo moveva a desiderare di liberare da’ tiranni le cittá di Bologna e di Perugia, membri tanto nobili e tanto importanti a quella sedia, significò volervi andare personalmente; affermando che oltre alle forze proprie arebbe aiuto dal re di Francia da’ fiorentini