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libro settimo ‐ cap. v 185


Né è da passare con silenzio l’audacia e la industria del Valentino; il quale in questi tempi medesimi, con sottile modo calatosi per una corda della rocca di Medina del Campo, fuggí nel regno di Navarra al re Giovanni fratello della sua moglie. Dove, acciò che di lui non s’abbia a fare piú menzione, dimorato alquanti anni in basso stato, perché il re di Francia, il quale prima gli aveva confiscato il ducato di Valenza e toltogli la pensione de’ ventimila franchi consegnatagli in supplemento dell’entrata promessa, non gli permesse, per non fare cosa molesta al re di Aragona, l’andare in Francia, fu finalmente, essendo con le genti del re di Navarra a campo a Viana castello ignobile di quel reame, combattendo contro agli inimici che si erano scoperti


V

Discordie tumulti e ribellione in Genova. I genovesi deliberano di espugnare Monaco, e il re di Francia si prepara a ridurli a ubbidienza. Il pontefice delibera improvvisamente di tornare a Roma sdegnato col re per le vicende di Genova.

Alla fine di questo anno, acciò che l’anno nuovo non cominciasse senza materia di nuove guerre, seguitò la rebellione de’ genovesi dalla divozione del re di Francia; non mossa principalmente da altri che da loro medesimi, né cominciato il fondamento da desiderio di ribellarsi ma da discordie civili che traportorono gli uomini piú oltre che non erano state le prime deliberazioni. La cittá di Genova, cittá veramente edificata in quel luogo per lo imperio del mare, se tanta opportunitá non fusse stata impedita dal pestifero veleno delle discordie civili, non è come molte dell’altre d’Italia sottoposta a una sola divisione ma divisa in piú parti; perché vi sono ancora le reliquie delle antiche contenzioni de’ guelfi e de’ ghibellini. Regnavi la discordia, dalla quale furono giá in Italia e specialmente in Toscana conquassate molte cittá, tra