Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/216

Da Wikisource.
210 storia d'italia

vari accidenti confusi in se stessi, non arebbe il re di Francia, per molti anni, ricevuto dalla potenza e armi di Spagna ostacolo alcuno.

Ma non dava minore materia a’ ragionamenti il gran capitano; al quale non erano meno volti gli occhi degli uomini, per la fama del suo valore e per la memoria di tante vittorie: la quale faceva che i franzesi, ancora che vinti tante volte da lui e che solevano avere in sommo odio e orrore il suo nome, non si saziassino di contemplarlo e onorarlo, e di raccontare a quegli che non erano stati nel reame di Napoli, chi la celeritá quasi incredibile e l’astuzia quando in Calavria assaltò all’improviso i baroni alloggiati a Laino, chi la costanza dell’animo e la tolleranza di tante difficoltá e incomodi quando, in mezzo della peste e della fame, era assediato in Barletta; chi la diligenza e l’efficacia di legare gli animi, gli uomini, con la quale sostentò tanto tempo i soldati senza danari; quanto valorosamente combattesse alla Cirignuola, con quanto valore e fortezza d’animo, inferiore tanto di forze, con l’esercito non pagato e tra infinite difficoltá, determinasse non si discostare dal fiume del Garigliano; con che industria militare e con che stratagemmi ottenesse quella vittoria, quanto sempre fusse stato svegliato a trarre frutto de’ disordini degl’inimici: e accresceva l’ammirazione degli uomini la maestá eccellente della presenza sua, la magnificenza delle parole, i gesti e le maniere piene di gravitá condita di grazia. Ma sopra tutti il re, che aveva voluto che alla mensa medesima alla quale cenorono insieme Ferdinando e la reina e lui cenasse ancora egli, e gliene aveva fatto comandare da Ferdinando, stava come attonito a guardarlo e a ragionare seco. In modo che, a giudizio di tutti, non fu manco glorioso quel giorno al gran capitano che quello nel quale, vincitore e come trionfante, entrò con tutto l’esercito nella cittá di Napoli. Fu questo l’ultimo dí de’ dí gloriosi al gran capitano, perché dipoi non uscí mai de’ reami di Spagna, né ebbe piú facoltá di esercitare la sua virtú né in guerra né in cose memorabili di pace.

Stettono i due re insieme tre dí; nel quale tempo ebbono