Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/311

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libro ottavo ‐ cap. x 305

cipe; per il quale il fiore de’ nobili della gioventú viniziana, raccolti ciascuno quanti piú amici e familiari atti allo esercizio dell’armi potette, andò a Padova, accompagnati insino che entrorno nelle barche da tutti gli altri gentiluomini e da moltitudine innumerabile, e celebrando ciascuno con somme laudi e con pietosi voti tanta prontezza in soccorso della patria: né con minore letizia e giubilo di tutti furono ricevuti in Padova, esaltando i capitani e i soldati insino al cielo che questi giovani nobili, non esperimentati né alle fatiche né a’ pericoli della milizia, preponessino l’amore della patria alla vita propria; e in modo che confortando l’uno l’altro aspettavano con lietissimi animi la venuta di Cesare.

Il quale, attendendo a raccorre le genti che da molte parti gli concorrevano, era venuto al ponte alla Brenta lontano tre miglia da Padova; e preso per forza Limini e interrotto il corso delle acque, aspettava l’artiglierie le quali, terribili per quantitá e per qualitá, venivano di Germania. Delle quali essendo condotta una parte a Vicenza, ed essendo andati Filippo Rosso e Federigo Gonzaga da Bozzole con dugento cavalli leggieri per fargli scorta, assaltati da cinquecento cavalli leggieri (che guidati dai villani, i quali in tutta la guerra feciono a’ viniziani utilitá maravigliosa, erano usciti di Padova) furno rotti presso a Vicenza cinque miglia, e Filippo fatto prigione; e Federigo, con grande fatica, per beneficio della notte, a piede e in camicia si era salvato. Dal ponte alla Brenta Massimiliano si allargò dodici miglia verso il Pulesine di Rovigo per aprirsi meglio la comoditá delle vettovaglie, e preso di assalto e saccheggiato il castello di Esti andò a campo a Monselice; dove, essendo abbandonata la terra che è in piano, spugnò il secondo dí la fortezza situata in su la cima d’uno alto sasso. Ebbe dipoi per accordo Montagnano; donde ritornato verso Padova si fermò al ponte di Bassanello vicino a Padova, dove invano tentò di divertire la Brenta o il Bachiglione, che di quivi si conduce a Padova. Nel quale luogo essendo giunte tutte l’artiglierie e le munizioni che aspettava, e raccolte tutte le genti che erano distribuite in diversi luoghi, si accostò alla