Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/327

Da Wikisource.

libro ottavo ‐ cap. xiii 321

Antonio e Ieronimo da Savorniano, gentiluomini, che nel Friuli seguitavano le parti viniziane, presono Castelnuovo posto in su uno monte aspro in mezzo della Patria (cosí chiamano il Friuli), di lá dal fiume del Tigliavento: non si intendendo di Cesare, il quale commosso dal caso di Vicenza era venuto subitamente alla Pietra, altro che romori vari, e spesso muoversi con celeritá, ma senza effetto alcuno, da uno luogo a un altro.

Andò dipoi l’esercito de’ viniziani verso Monselice e Montagnana, per recuperare il Pulesine di Rovigo e per entrare nel ferrarese, insieme coll’armata, la quale il senato, disprezzato il consiglio de’ senatori piú prudenti, che giudicavano essere cosa temeraria lo implicarsi in nuove imprese, aveva deliberato mandare potente per il fiume del Po contro al duca di Ferrara: mossi non tanto dalla utilitá delle cose presenti quanto dallo sdegno che incredibile aveano conceputo contro a lui; parendo loro che di quel che aveva fatto per liberarsi dal giogo del bisdomino e per ricuperare il Pulesine non dovere giustamente lamentarsi, ma non potendo giá tollerare che, non contento di quel che pretendeva appartenersegli di ragione, avesse, quando Cesare si levò con l’esercito da Padova, ricevuto da lui in feudo il castello di Esti, donde è l’antica origine e il cognome della famiglia da Esti, e in pegno, per sicurtá di danari prestati, il castello di Montagnana, ne’ quali due luoghi non pretendeva ragione alcuna. Aggiugnevasi la memoria che le sue genti, nella recuperazione del Pulesine, concitate da odio estremo contro al nome viniziano, avevano danneggiato eccessivamente i beni de’ gentiluomini, incrudelendo eziandio contro agli edifici con incendi e con ruine. Però fu determinato che l’armata loro guidata da Angelo Trevisano, e nella quale furono diciassette galee sottili con numero grandissimo di legni minori, e bene provista d’uomini atti alla guerra, andasse verso Ferrara: la quale armata, entrata nel Po per la bocca delle Fornaci e abbruciata Corbola e altre ville vicine al Po, andò predando tutto il paese insino al Lagoscuro: dal quale luogo i cavalli leggieri che per terra