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330 | storia d'italia |
Ebbe in questi medesimi dí sospetto il pontefice che ’l protonotario de’ Bentivogli, che era a Cremona, non trattasse di ritornare furtivamente in Bologna, per il quale sospetto fece per alcuni dí ritenere nel palazzo di Bologna Giuliano de’ Medici; e riferendo ogni cosa alla mala volontá del re di Francia dimostrava di temere che e’ non passasse in Italia per soggiogarla, e per fare violentemente eleggere il cardinale di Roano per pontefice: e nondimeno, nel tempo medesimo, detraeva senza rispetto all’onore di Cesare, come di persona incapace di tanta degnitá, e che per l’incapacitá sua avesse ridotto in grande disprezzo il nome dello imperio.
Morí nella fine di questo anno il conte di Pitigliano, capitano generale de’ viniziani, uomo molto vecchio e nell’arte militare di lunga esperienza; e nella fede del quale si confidavano assai i viniziani, né temevano che temerariamente mettesse in pericolo il loro imperio.
XVI
Séguita, in questa ambiguitá di cose, l’anno mille cinquecento dieci; nel principio del quale procedevano da ogni parte, come anche era conforme alla stagione, le cose dell’armi freddamente. Perché l’esercito viniziano, alloggiato a San Bonifazio in veronese, teneva quasi come assediata Verona; onde essendo usciti alla scorta Carlo Baglione, Federigo da Bozzole e Sacramoro Visconte, assaltati dagli stradiotti, furono rotti e fatti prigioni Carlo e Sacramoro, perché Federigo si salvò per opera de’ franzesi che al soccorso loro erano usciti da Verona; e poco dipoi ruppono un’altra compagnia di cavalli franzesi, tra’ quali fu preso monsignore di Clesí; e da altra