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332 storia d'italia

mille seicento lancie e i suoi pensionari e gentiluomini, nondimeno, essendo distratto da altre ragioni in diversa sentenza, stava con l’animo sospeso: piú confuso anche che il solito perché il cardinale di Roano, uomo molto efficace e di grande animo, oppresso da lunga e grave infermitá, non vacava piú a’ negozi i quali solevano totalmente espedirsi col suo consiglio. Riteneva il re l’essere per natura molto alieno dallo spendere, la cupiditá ardente di conseguire Verona, alla quale cosa gli pareva migliore mezzo l’essere il re de’ romani implicato in continui travagli; e appunto, essendo egli impotente a pagare le genti tedesche che erano alla guardia di quella cittá, gli aveva il re prestato di nuovo diciottomila ducati, e obligatosi a prestargliene insino alla somma di cinquantamila: con patto che non solo tenesse, per sicurtá di riavergli, la cittadella, ma che eziandio gli fusse consegnato Castelvecchio e una porta vicina della cittá, per avere libera l’entrata e l’uscita; e che non gli essendo restituiti i danari infra uno anno gli rimanesse in governo perpetuo la terra di Valeggio, con facoltá di fortificare quella e la cittadella a spese di Cesare.

Tenevano perplesso lo animo del re questi rispetti, ma molto piú lo riteneva il timore di non alterare totalmente la mente del pontefice, se conducesse o mandasse nuovo esercito in Italia. Perché il pontefice, pieno di sospetto, e malcontento ancora che egli si impadronisse di Verona, oltre al perseverare nel volere assolvere i viniziani dalle censure, faceva ogni opera per congiugnersi i svizzeri, per il che aveva rimandato al paese il vescovo di Sion con danari per la nazione e con promessa per lui del cardinalato; e cercava con grandissima diligenza di alienare dal re di Francia l’animo del re di Inghilterra: il quale, se bene avesse auto per ricordo dal padre, nello articolo della morte, che per quiete e sicurtá sua continuasse l’amicizia col regno di Francia, per la quale gli erano pagati ciascuno anno cinquantamila ducati, nondimeno, mosso dalla caldezza della etá e dalla pecunia grandissima lasciatagli dal padre, non pareva che avesse manco in considerazione i consigli di quegli che, cupidi di cose nuove