Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/79

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libro quinto ‐ cap. xiv 73

i franzesi, facendo stima non piccola di questo moto, e avendo raccolte tutte le forze che aveano in Lombardia e ottenuti aiuti da Bologna da Ferrara e da Mantova, ricercorono viniziani de’ sussidi debiti per la difesa dello stato di Milano; i quali avendogli promessi prontamente, gli espedirono sí lentamente che non furono necessari: e attendeva Ciamonte, avendo bene provedute le fortezze che erano ne’ luoghi montuosi, a tenere le genti alla pianura, sperando che i svizzeri, che non ardivano per non avere né cavalli né artiglierie scendere ne’ luoghi aperti, si straccherebbono per la difficoltá delle vettovaglie, e perché erano senza danari e senza speranza di fare effetto alcuno importante. Nel quale stato essendo i svizzeri dimorati molti dí, e crescendo la penuria delle vettovaglie, perché i franzesi, armati molti legni, aveano sommerse molte barche che conducevano vettovaglie a’ svizzeri e impedivano che per il lago non ne potessino avere, e cominciando a disunirsi tra loro, perché la impresa non atteneva se non ai cantoni che possedevano Bellinzone, corrotti ancora i capitani da’ danari de’ franzesi, furono alla fine contenti di ritirarsi, restituite, da Musocco infuora come cosa non appartenente al re, tutte le terre occupate in questa espedizione, e ottenuta dal re promessa di non molestare Bellinzone fra certo tempo. Tanto erano i franzesi alieni da volere l’inimicizia de’ svizzeri che non si vergognavano, non solamente in questo tempo che avevano guerra co’ re di Spagna temevano del re de’ romani e avevano sospetti i viniziani ma eziandio in ogni altro tempo, comperare l’amicizia di quella nazione, con pagare provisioni annue in publico e in privato e fare accordi con loro con indegne condizioni; movendogli, oltre al non confidare della virtú de’ fanti propri, il conoscere che con disavvantaggio grande si fa la guerra con chi non ha che perdere.