Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/143

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libro decimo - cap. vi 137

credete che gli abbia a dispiacere che per difendere cosa sí preziosa, per la quale chi sparge il proprio sangue è laudato sommamente, vi vagliate d’una piccola parte di frutti e di entrate di cose temporali? le quali benché dedicate alle chiese sono però pervenute tutte in quelle dalle elemosine dalle donazioni e da’ lasci de’ nostri maggiori; e le quali si spenderanno non meno in conservazione e per salute delle chiese, sottoposte nelle guerre non altrimenti che le cose secolari alla crudeltá e avarizia de’ soldati, e che non saranno piú riguardate in una guerra fatta dal pontefice che sarebbeno in una guerra fatta da qualunque empio tiranno o da’ turchi. Aiutate, mentre che voi potete, cittadini, la vostra patria e la vostra libertá; e vi persuadete non potere fare cosa alcuna piú grata e piú accetta al sommo Iddio, e che a rimuovere la guerra dalle case dalle possessioni da i tempii, e da i monasteri vostri non è migliore rimedio che fare conoscere, a chi pensa di offendervi, che voi siete determinati di non pretermettere cosa alcuna per difendervi. —

Udito il parlare del gonfaloniere non fu difficoltá alcuna che la legge proposta non fusse approvata dal consiglio maggiore. Dalla qual cosa benché crescesse sopra modo la indignazione del pontefice e si concitasse tanto piú al disporre i confederati a rompere la guerra a’ fiorentini, nondimeno rimossono da questa sentenza e lui e quegli che in Italia trattavano per il re d’Aragona le persuasioni di Pandolfo Petrucci; il quale, confortando che si assaltasse Bologna, detestava il muovere la guerra in Toscana: allegando che Bologna, impotente per se medesima a difendersi, sarebbe solamente difesa dalle forze del re di Francia; ma per i fiorentini resisterebbe e la potenza di loro medesimi e, per l’utilitá propria non meno che per Bologna, il medesimo re. I fiorentini, se bene inclinati con l’animo al re di Francia, nondimeno prudenti e gelosi della conservazione dello stato loro, non avere in tanti moti a instanza sua offeso alcuno coll’armi, né gli essere stati utili in altro che in accomodarlo, per difesa dello stato di Lombardia, di dugento uomini d’arme, per gli oblighi della