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libro decimo - cap. xv 199

secondo il costume antico, la messa dello Spirito santo, ed esortati con una publica orazione i Padri a intendere con tutto il cuore al bene publico e alla degnitá della cristiana religione, fu dichiarato, per fare fondamento all’altre cose che in futuro s’aveano a statuire, il concilio congregato essere vero, legittimo e santo concilio, e in quello risedere indubitatamente tutta l’autoritá e potestá della Chiesa universale: cerimonie bellissime e santissime, e da penetrare insino nelle viscere de’ cuori degli uomini, se tali si credesse che fussino i pensieri e i fini degli autori di queste cose quali suonano le parole.


XV

Il re di Francia sempre piú disposto alla pace col pontefice. Il pontefice continua invece ad ostacolarla. Ossequi al cardinale de’ Medici prigione in Milano e legato apostolico. Il re di Francia richiama le milizie nel ducato di Milano e rinnova la confederazione co’ fiorentini.

Cosí, dopo la battaglia di Ravenna, procedeva il pontefice. Ma il re di Francia, con tutto che la letizia della vittoria perturbasse alquanto la morte di Fois, amatissimo da lui, comandò subito che il legato e la Palissa conducessino l’esercito quanto piú presto si poteva a Roma: nondimeno, raffreddato il primo ardore, incominciò a ritornare con tutto l’animo al desiderio della pace, parendogli che troppo grave tempesta e da troppe parti sopravenisse alle cose sue. Perché se bene Cesare continuasse nel promettere di volere stare congiunto con lui, affermando la tregua fatta co’ viniziani in suo nome essere stata fatta senza suo consentimento e che non la ratificherebbe, nondimeno al re, oltre al timore della sua incostanza e il non essere certo che queste cose non fussino dette simulatamente, pareva avere, per le condizioni dimandava, compagno grave alla guerra e dannoso alla pace; perché credeva che la interposizione sua l’avesse a necessitare a consentire a piú indegne condizioni: e oltre a questo non dubitava piú i