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LIBRO UNDECIMO
I
Rimaneva al pontefice, poi che nelle maggiori sue avversitá e pericoli ebbe, con successo non sperato, ottenuta la vittoria degli inimici e ricuperato e ampliato il dominio della Chiesa, l’antica cupiditá della cittá di Ferrara, la quale era stata la prima materia di tanto incendio: contro alla quale benché ardentemente desiderasse di volgere l’armi, nondimeno, o parendogli piú facile la via della concordia che della guerra o sperando piú nelle arti occulte che nell’opere aperte, prestò l’orecchie prima al marchese di Mantua, che lo supplicava a concedere ad Alfonso da Esti che andasse a dimandargli venia a Roma per riceverlo con qualche onesta condizione nella sua grazia, dipoi all’oratore del re d’Aragona, che pregava per lui come per parente del suo re (era Alfonso nato di una figliuola di Ferdinando vecchio re di Napoli), e perché alle cose del re era piú a proposito l’obligarselo con tanto beneficio che permettere che alla grandezza della Chiesa si aggiugnesse anche quello stato. Affaticavansi medesimamente i Colonnesi, divenuti amicissimi di Alfonso, perché, avendo il re di Francia dopo la giornata di Ravenna dimandatogli Fabrizio