Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/239

Da Wikisource.

libro undecimo - cap. iv 233

d’arme a difesa degli stati, e che i fiorentini conducessino agli stipendi loro dugento uomini d’arme de’ sudditi di quel re: la qual condotta, benché non si esprimesse, si disegnava per il marchese della Palude, a cui il cardinale aveva promesso o almeno dato speranza di farlo capitano generale delle armi de’ fiorentini.

Cacciato il gonfaloniere e rimossi per l’accordo i pericoli della guerra, dettono i cittadini opera a ricorreggere il governo in quelle cose nelle quali si era giudicata inutile la forma; ma con intenzione universale, eccettuatine pochissimi, e questi o giovani o quasi tutti di piccola considerazione, di conservare la libertá e il consiglio popolare. Però determinorno con nuove leggi che il gonfaloniere non si eleggesse piú in perpetuo ma solamente per uno anno, e che al consiglio degli ottanta, che si variava di sei mesi in sei mesi, con l’autoritá del quale si deliberavano le cose piú gravi, acciocché sempre vi intervenissino i cittadini di maggiore qualitá, fussino aggiunti in perpetuo tutti coloro che insino a quel dí avessino amministrati, o dentro o fuori, i primi onori: dentro, quegli che erano stati o gonfalonieri di giustizia o de’ dieci della balía, magistrato in quella republica di grande autoritá; fuori, tutti quegli che eletti nel consiglio degli ottanta, erano stati o imbasciadori a príncipi o commissari generali nella guerra; rimanendo fermi in tutte l’altre cose gli ordinamenti del medesimo governo. Le quali cose stabilite, fu eletto per il primo anno gonfaloniere Giovambatista Ridolfi, cittadino nobile e riputato molto prudente, riguardando il popolo (come si fa ne’ tempi turbolenti) non tanto a quegli che per l’arti popolari gli erano piú grati quanto a uno che, con l’autoritá grande che aveva nella cittá, massimamente appresso alla nobiltá, e con la virtú propria, potesse fermare lo stato tremante della republica. Ma troppo erano trascorse le cose, troppo potenti inimici avea la publica libertá: nelle viscere del dominio l’esercito sospetto; dentro, i piú audaci della gioventú cupidi d’opprimerla. La medesima era, benché colle parole dimostrasse il contrario, la volontá del cardinale de’ Medici: il quale, insino da principio,