Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/273

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libro undecimo - cap. x 267

interamente. Aggiugnevasi per avventura lo sdegno di essere stato, dopo la giornata di Ravenna, menato prigione a Milano e che il re aveva comandato fusse condotto in Francia. Ma quantunque, o per queste cagioni o per altre, avesse questa disposizione, il non vedere i fondamenti potenti, come arebbe desiderato, a resistere lo faceva procedere cautamente e dissimulare quanto poteva il concetto suo, udendo sempre cupidamente le dimande e le instanze che gli erano fatte contro al re.

Perché i svizzeri, inclinatissimi a muoversi per difendere il ducato di Milano, offerivano muoversi con numero molto maggiore purché gli fusse porta quantitá mediocre di danari; la quale, per la impotenza degli altri, non si poteva sperare se non dal pontefice. Ma del viceré erano incerti i consigli, varie e occulte le parole: perché ora offeriva al pontefice di opporsi a’ franzesi, discendendo egli medesimamente apertamente nella causa, mandando a unirsi con lui le sue genti e pagando per tre mesi quantitá non piccola di fanti; e perché piú facilmente si credesse, chiamati i suoi soldati del parmigiano e del reggiano, si era fermato con l’esercito in sul fiume della Trebbia, ed essendo ancora alcuni de’ suoi soldati alla guardia di Tortona e di Alessandria, i quali mai non avea mossi; ora affermava avere ricevuto comandamento del suo re, nel tempo medesimo che gli significò l’avere fatta la tregua, di ridurre l’esercito nel reame di Napoli. Altrimenti parlava Ieronimo Vich oratore appresso al pontefice, confermandosi in questo con quello che prometteva il suo re: che pigliando il pontefice la difesa di Milano, egli, non avendo rispetto alla tregua fatta, romperebbe la guerra in Francia; il che diceva essergli lecito senza violare la fede data. Perciò molti credettono che quel re, temendo che per la tregua fatta niuno fusse per opporsi al re di Francia, avesse comandato al viceré che, in caso non vedesse gli altri concorrere caldamente alla difesa del ducato di Milano, che cercando di non provocare con ingiurie nuove il re di Francia, riducesse l’esercito a Napoli: per la qual cagione medesima dimostrava al re d’avere l’animo inclinato alla pace, offerendo di indurvi eziandio Cesare e il re