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22 | storia d'italia |
V
Aveva il pontefice propostosi nell’animo, e in questo fermati ostinatamente tutti i pensieri suoi, non solo di reintegrare la Chiesa di molti stati, i quali pretendeva appartenersegli, ma oltre a questo di cacciare il re di Francia di tutto quello possedeva in Italia; movendolo o occulta e antica inimicizia che avesse contro a lui o perché il sospetto avuto tanti anni si fusse convertito in odio potentissimo, o la cupiditá della gloria di essere stato, come diceva poi, liberatore di Italia da’ barbari. A questi fini aveva assoluto dalle censure i viniziani, a questi fini fatta la intelligenza e stretta congiunzione co’ svizzeri; simulando di procedere a queste cose piú per sicurtá sua che per desiderio di offendere altri: a questi fini, non avendo potuto rimuovere il duca di Ferrara dalla divozione del re di Francia, aveva determinato di fare ogni opera per occupare quello ducato, pretendendo di muoversi solamente per le differenze delle gabelle e de’ sali. E nondimeno, per non manifestare totalmente, insino che avesse le cose meglio preparate, i suoi pensieri, trattava continuamente con Alberto Pio di concordarsi col re di Francia; il quale, persuadendosi non avere seco altra differenza che per causa della protezione del duca di Ferrara e desideroso sopramodo di fuggire la sua inimicizia, consentiva, di fare con lui nuove convenzioni, riferendosi a capitoli di Cambrai, ne’ quali si esprimeva che nessuno de’ confederati potesse ingerirsi nelle cose appartenenti alla Chiesa, e inserendovi tali parole e tali clausule che al pontefice fusse lecito procedere contro al duca quanto apparteneva alle particolaritá de’ sali e delle gabelle, a’ quali fini solamente pensava il re distendersi i pensieri suoi: interpretando talmente l’obligo che avea della pro-