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286 storia d'italia

perché in tutto l’esercito non erano oltre a mille uomini d’arme non molti cavalli leggieri e diecimila fanti tra spagnuoli e tedeschi: la quale deliberazione avendosi finalmente a referire alla volontá del vescovo Gurgense, che fra pochi dí doveva essere all’esercito, s’aspettava la sua venuta. Nel qual tempo essendo in Bergamo un commissario spagnuolo che riscoteva la taglia di venticinquemila ducati, imposta a quella cittá quando si arrendé al viceré, Renzo da Ceri vi mandò da Crema una parte de’ suoi soldati; i quali entrativi di notte con aiuto di alcuni della terra, preso il commissario con quella parte di danari che aveva riscossi, se ne ritornorno a Crema.

Fecesi similmente, in questi medesimi dí, preparazione per turbare di nuovo le cose di Genova; essendo conformi a questo le volontá del duca di Milano e de’ svizzeri. A’ quali ricorsi Antoniotto e Ieronimo Adorni, avevano ricordato al duca la dipendenza che i padri loro aveano avuta con Lodovico suo padre, che con le spalle degli Adorni aveva recuperato e tenuto molti anni quieto il dominio di Genova, del quale era stato fraudolentemente spogliato da’ dogi Fregosi; e avere gli Adorni partecipato della mala fortuna degli Sforzeschi, perché nel tempo medesimo che Lodovico avea perduto il ducato di Milano erano stati gli Adorni cacciati di Genova, però essere conveniente che similmente partecipassino della buona: durare la medesima benivolenza, la medesima fede; né dovere essere imputati se, non uditi in luogo alcuno abbandonati d’ogni speranza, erano, non spontaneamente ma per necessitá, ricorsi a quel re dal quale prima erano stati scacciati. Ricordassesi da altra parte dell’odio antico de’ Fregosi, quante ingiurie e quanti inganni avessino fatti, al padre Batista, e il cardinale Fregosi, l’uno dopo l’altro dogi di Genova; e considerasse come potevano avere convenienza o confidarsi di Ottaviano Fregoso, il quale oltre all’antico odio ricusava d’avere superiore in quella cittá. A’ svizzeri avevano proposti stimoli di utilitá, di sicurtá, di onore: pagare, se per opera loro fussino restituiti alla patria, quantitá di danari pari a quella che aveva pagata il Fregoso agli spagnuoli; essersi per la virtú loro conservato