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da Sogliano. Rifuggissi la gente rotta in Portonon, ma dubitando non potersi difendere si fuggirono; e la terra, abbandonata, fu, con morte di molti uomini del paese, messa a sacco. Andò dipoi l’Alviano alla volta di Osopio, assediato dal Frangiapane e da un’altra parte di tedeschi; i quali inteso lo approssimare suo si levorno, ma, avendo alla coda i cavalli leggieri, perderono i carriaggi e l’artiglierie. Per i quali successi essendo ritornato a ubbidienza de viniziani quasi tutto il paese, l’Alviano, poi che ebbe tentato invano Gorizia, se ne ritornò a Padova con le genti; avendo, secondo scrisse egli a Roma, tra presi e morti dugento uomini d’arme dugento cavalli leggieri e dumila fanti. Ma per la partita sua i tedeschi, ingrossati di nuovo, preseno Cromonio e Monfalcone e costrinseno i viniziani a levarsi da campo da Marano, dove in uno aguato era stato preso, pochi dí innanzi, e condotto a Vinegia il Frangiapane; ma sentendo la venuta del soccorso, si levorono quasi come rotti: e poco poi, messi in fuga i loro stradiotti, fu preso Giovanni Vitturio loro proveditore, con cento cavalli. E accadevano spesso in Friuli queste variazioni per la vicinitá de’ tedeschi, i quali non si servivano in quel paese se non di genti comandate; le quali, poi che avevano corso e predato o sentendo la venuta delle genti viniziane, con le quali si congiugnevano molti del paese, si ritiravano presto alle loro case, ritornandovi dipoi secondo l’occasione. Mandoronvi i viniziani gente di nuovo, per il che il viceré ordinò che Alarcone, uno de’ capitani spagnuoli che erano alloggiati tra Esti, Montagnana e Cologna, andasse con dugento uomini d’arme cento cavalli leggieri e cinquecento fanti nel Friuli; ma, inteso per il cammino che nel paese era stata fatta tregua per fare la vendemmia, se ne tornò al primo alloggiamento.