Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/359

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libro duodecimo - cap. xiii 353

il quale si era costantemente persuaso che il re di Francia non potesse per la opposizione de’ svizzeri passare i monti, e che molto confidava nella virtú di Prospero Colonna, perduto grandemente di animo, comandò a Lorenzo suo nipote, capitano generale de’ fiorentini (al quale, perché Giuliano suo fratello, sopravenutagli lunga febbre, era rimasto in Firenze, avea data la cura di condurre l’esercito in Lombardia, e che tre dí dopo il caso di Prospero era venuto a Modena), che procedesse lentamente; il quale, pigliata occasione di volere recuperare la rocca di Rubiera, occupata da Guido vecchio Rangone, per la quale cagione gli pagò finalmente dumila ducati, consumò molti dí nel modonese e nel reggiano; e ricorrendo, oltre a questo, il pontefice alle sue arti, spedí occultissimamente Cintio... suo famigliare al re di Francia per escusare le cose succedute insino a quel dí, e cominciare per mezzo del duca di Savoia a trattare di convenire seco, acciò che da questo principio gli fusse piú facile il procedere piú oltre se la difesa del ducato di Milano succedesse infelicemente.

Ma a consiglio di maggiore precipitazione indussono il pontefice il cardinale Bibbiena e alcuni altri, mossi piú da private passioni che dallo interesse del suo principe: perché, dimostrandogli essere pericolo che, per la fama de’ successi prosperi de’ franzesi e per gli stimoli e forse aiuti del re, che il duca di Ferrara si movesse per ricuperare Modona e Reggio, e i Bentivogli per ritornare in Bologna, e in tanti altri travagli essere difficile combattere con tanti inimici, anzi migliore e senza dubbio piú prudente consiglio preoccupare col beneficio la benivolenza loro, e conciliarsegli, in qualunque evento delle cose, fedeli amici, gli persuasono che rimettesse i Bentivogli in Bologna e al duca di Ferrara restituisse Modena e Reggio; il che sarebbe senza dilazione stato eseguito se Giulio de’ Medici, cardinale e legato di Bologna, il quale il papa, perché in accidenti tanto gravi sostenesse le cose di quelle parti e fusse come moderatore e consigliatore della gioventú di Lorenzo, aveva mandato a Bologna, non fusse stato di