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366 storia d'italia

il fatto d’arme, assaltando con impeto incredibile le artiglierie e i ripari; col quale impeto, appena erano arrivati che avevano urtato e rotto le prime squadre e guadagnata una parte dell’artiglierie: ma facendosi loro incontro la cavalleria e una grande parte dello esercito, e il re medesimo cinto da uno valoroso squadrone di gentiluomini, essendo alquanto raffrenato tanto furore, si cominciò una ferocissima battaglia; la quale con vari eventi e con gravissimo danno delle genti d’arme franzesi, le quali furono piegate si continuò insino a quattro ore della notte, essendo giá restati morti alcuni de’ capitani franzesi, e il re medesimo percosso da molti colpi di picche. Quivi, non potendo piú né l’una né l’altra parte tenere per la stracchezza l’armi in mano, spiccatisi senza suono di trombe senza comandamento de’ capitani, si messono i svizzeri ad alloggiare nel campo medesimo, non offendendo piú l’uno l’altro ma aspettando, come con tacita tregua, il prossimo sole; ma essendo stato tanto felice il primo assalto de’ svizzeri, a’ quali il cardinale fece, come furno riposati, condurre vettovaglie da Milano, che per tutta Italia corsono i cavallari a significare i svizzeri avere messo in fuga l’esercito degli inimici.

Ma non consumò inutilmente il re quel che avanzava della notte; perché, conoscendo la grandezza del pericolo, attese a fare ritirare a’ luoghi opportuni e a l’ordine debito l’artiglierie, a fare rimettere in ordinanza le battaglie de’ lanzchenech e de’ guasconi, e la cavalleria ai suoi squadroni. Sopravenne il dí: al principio del quale i svizzeri, disprezzatori non che dello esercito franzese ma di tutta la milizia d’Italia unita insieme, assaltorono con l’impeto medesimo e molto temerariamente gli inimici; da’ quali raccolti valorosamente, ma con piú prudenza e maggiore ordine, erano percossi parte dalle artiglierie parte dal saettume de’ guasconi, assaltati ancora da i cavalli, in modo che erano ammazzati da fronte e dai lati. E sopravenne, in sul levare del sole, l’Alviano; il quale, chiamato la notte dal re, messosi subito a cammino co’ cavalli leggieri e con una parte piú espedita dello esercito, e giunto quando era piú stretto e piú feroce il combattere e le cose ridotte in