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42 storia d'italia

di ragione allo imperio, e similmente tutta Italia, dal ducato di Milano, Genova, lo stato de’ fiorentini e del duca di Ferrara in fuora, lo indusse facilmente nella sentenza sua; e specialmente che si chiamasse, con l’autoritá di ambidue e delle nazioni germanica e franzese, a uno concilio universale; non essendo senza speranza che, per non avere ardire di discostarsi dalla volontá sua e di Cesare, concorrerebbe al medesimo il re di Aragona e la nazione spagnuola: alla qual cosa si aggiugneva un altro grandissimo fondamento, che molti cardinali italiani e oltramontani di animo ambizioso e inquieto promettevano di farsene scopertamente autori. Per ordinare queste cose aspettava il re con sommo desiderio la venuta del vescovo Gurgense, destinato a sé da Cesare; ma in questo mezzo, per dare principio alla instituzione del concilio e levare di presente al pontefice l’ubbidienza del suo reame, aveva fatto convocare tutti i prelati di Francia, che a mezzo settembre convenissino nella cittá di Orliens. Queste erano le deliberazioni e i preparamenti del re di Francia, non approvati in tutto dal suo consiglio e dalla sua corte; i quali, considerando quanto possa essere inutile il dare spazio di tempo allo inimico, lo stimolavano a non differire il muovere dell’armi insino al tempo nuovo: il consiglio de’ quali se fusse stato seguitato si metteva subito il pontefice in tante molestie, e si perturbavano di maniera le cose sue, che non gli sarebbe per avventura stato facile, come poi fu, concitare tanti príncipi contro a lui. Ma il re perseverò in altra sentenza, o dominato dalla avarizia o raffrenato da timore che facendo da sé solo guerra al pontefice non si ritenessino gli altri príncipi, o avendolo forse in orrore per essere cosa contraria al cognome del cristianissimo e alla professione di difendere la Chiesa, che sempre ne’ tempi antichi aveano fatta i suoi predecessori.