Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/73

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libro nono - cap. xiii 67

natovi, era stato costretto per nuovi pericoli ridursi nell’alloggiamento del cardinale Regino; dove quegli di dentro, sapendo per avventura egli esservisi trasferito, indirizzorno una artiglieria grossa non senza pericolo della sua vita. Finalmente gli uomini della terra, perduta interamente la speranza di essere soccorsi e avendo l’artiglierie fatto processo grande, essendo oltre a questo cosí profondamente le fosse congelate che sostenevano i soldati, temendo di non potere resistere alla prima battaglia che si ordinava di dare infra due giorni, mandorno, in quel medesimo dí, nel quale Ciamonte avea promesso di accostarsi, imbasciadori al pontefice per arrendersi, con patto che fussino salve le persone e le robe di tutti. Il quale, benché da principio rispondesse non volere obligarsi a salvare la vita de’ soldati, pure alla fine, vinto da’ prieghi di tutti i suoi, gli accettò con le condizioni proposte; eccettuato che Alessandro da Triulzi con alcuni capitani de’ fanti rimanessino prigioni suoi, e che la terra, per ricomperarsi dal sacco stato promesso a’ soldati, pagasse certa quantitá di danari: e nondimeno, parendo loro essergli debito quel che era stato promesso, non fu piccola fatica al pontefice rimediare non la saccheggiassino; il quale fattosi tirare in sulle mura, perché le porte erano atterrate, discese da quelle nella terra. Arrendessi insieme la rocca, data facoltá alla contessa di partirsene con tutte le robe sue. Restituí il pontefice la Mirandola al conte Giovanfrancesco, e gli cedette le ragioni de’ figliuoli del conte Lodovico come acquistate da sé con guerra giusta; ricevuta da lui obligazione (e, per sicurtá dell’osservanza, la persona del figliuolo) di pagargli fra certo tempo, per la restituzione delle spese fatte, ventimila ducati; e vi lasciò, perché, partito che fusse l’esercito i franzesi non l’occupassino, cinquecento fanti spagnuoli e trecento italiani. Dalla Mirandola andò a Sermidi nel mantovano, castello posto in sulla riva del Po, pieno di grandissima speranza di acquistare senza dilazione alcuna Ferrara; per il che, il dí medesimo che ottenne la Mirandola, aveva molto risolutamente risposto ad Alberto Pio non volere piú porgere l’orecchie a ragionamento alcuno di