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78 storia d'italia

mente di Cesare; il quale inaspettatamente deliberò di mandare il vescovo Gurgense a Mantova a trattare la pace. Erasi, come è detto di sopra, stabilito per mezzo del vescovo prefato tra ’l re di Francia e Cesare di muovere potentemente alla primavera la guerra contro a’ viniziani e che in caso che ’l pontefice non consentisse d’osservare la lega di Cambrai, di convocare il concilio: al quale Cesare molto inclinato, aveva dopo il ritorno di Gurgense chiamato i prelati degli stati suoi patrimoniali, perché trattassino in quali modi e in qual luogo si dovesse celebrare. Ma, come naturalmente era vario e incostante e inimico del nome franzese, avea dipoi prestato l’orecchie al re d’Aragona; il quale, considerando che l’unione di Cesare e del re, e la depressione con l’armi comuni de’ viniziani, medesimamente la ruina del pontefice per mezzo del concilio, accrescerebbeno immoderatamente la grandezza del re di Francia, si era ingegnato persuadergli essere piú a proposito suo la pace universale, pure che con quella conseguisse o in tutto o in maggiore parte quello che gli occupavano i viniziani; confortandolo che a questo effetto mandasse a Mantova una persona notabile con ampia autoritá e che operasse che il re di Francia facesse il medesimo, e che egli simigliantemente vi manderebbe; onde il pontefice non potrebbe dinegare di fare il simile, né finalmente deviare dalla volontá di tanti príncipi; dalla cui deliberazione dependendo la deliberazione de’ viniziani (perché per non rimanere soli erano necessitati seguitare la sua autoritá), potersi verisimilmente sperare che Cesare, senza difficoltá senza armi senza accrescere la riputazione o la potenza del re di Francia, otterrebbe con somma laude insieme con la pace universale lo intento suo. E quando pure non ne succedesse quel che ragionevolmente ne doveva succedere, non per questo rimanere privato della facoltá di muovere, al tempo determinato e coll’opportunitá medesime, la guerra: anzi, essendo egli il capo di tutti i príncipi cristiani e avvocato della Chiesa, augumentarsi molto le giustificazioni ed esaltarsi assai da questo consiglio la gloria sua; perché a tutto il mondo manifestamente apparirebbe avere