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libro nono - cap. xvi | 85 |
XVI
Il quale non aveva in questo tempo, per le cose che si trattavano attenenti alla pace, deposti i pensieri della guerra: perché di nuovo tentava l’espugnazione della bastia del Genivolo, avendo preposto a questa impresa Giovanni Vitelli. Ma essendo, per la strettezza de’ pagamenti, il numero de’ fanti molto minore di quel che aveva disegnato, ed essendo per le pioggie grandi, e perché quegli che erano nella bastia aveano rotto gli argini del Po, inondato il paese all’intorno, non si faceva progresso alcuno: e per acqua vi erano superiori le cose d’Alfonso da Esti; perché avendo con una armata di galee e di brigantini assaltata appresso a Santo Alberto l’armata de’ viniziani, quella, spaventata perché mentre combattevano si scoperse una armata di legni minori che veniva da Comacchio, si rifuggí nel porto di Ravenna, avendo perduto due fuste tre barbotte e piú di quaranta legni minori. Onde il papa, perduta la speranza di pigliare la bastia, mandò quelle genti nel campo che alloggiava al Finale, diminuito molto di fanti perché strettissimamente erano pagati. Creò nel tempo medesimo il pontefice otto cardinali, parte per conciliarsi gli animi de’ príncipi, parte per armarsi, contro alle minaccie del concilio, di prelati dotti ed esperimentati e di autoritá nella corte romana, e di persone confidenti a sé, tra’ quali fu l’arcivescovo d’Iorch (diconlo i latini eboracense) imbasciadore del re di Inghilterra, e il vescovo di Sion: questo come uomo importante a muovere la nazione de’ svizzeri; quello perché ne fu ricercato dal suo re, il quale aveva giá non piccola speranza di concitare contro a’ franzesi. E per dare