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libro quartodecimo - cap. viii 121

alcune genti de’ franzesi e de’ viniziani le quali, per proibire loro il passare piú innanzi, si erano fermate a Pontoglio o vero al lago Eupilo. Cominciossi, come furno approssimati all’esercito, a fare instanza per disporgli a unirsi contro a’ franzesi; per la qual cosa andavano innanzi e indietro molti messi e imbasciate: e vi andò in nome del cardinale de’ Medici l’arcivescovo di Capua. Finalmente, quegli del cantone di Zurich, i quali sí come hanno maggiore autoritá fanno professione di governarsi con maggiore gravitá, negorno costantemente; gli altri, dopo molte sospensioni, né ricusorono espressamente né accettorono la dimanda fatta, non negando di volere seguitare l’esercito ma non dichiarando se dietro alle sue vestigie fussino per entrare nel ducato di Milano: in modo che, per consiglio di Sedunense e de’ capitani, la volontá de’ quali era stata guadagnata con molte promesse, si deliberò di procedere innanzi, sperando che, poi che non recusavano di seguitare, avessino facilmente a essere condotti in qualunque luogo andasse lo esercito. Cosí, voltati i zuricani, i quali erano quattromila, verso Reggio, l’esercito, poi che tra Gabbioneta e Ostiano fu dimorato circa uno mese, si congiunse a Gambara cogli altri svizzeri: procedendo in mezzo di quello due legati, Sedunense e Medici, con le croci d’argento, circondate (tanto oggi si abusa la riverenza della religione), tra tante armi e artiglierie, da bestemmiatori, omicidiali e rubatori.

Andorono in tre alloggiamenti, per le terre de’ viniziani, a Orcivecchio loro castello, scusandosi col senato questo essere un transito necessario e non farsi per desiderio di offendergli; cosí come essi si erano scusati essere stato sforzato Andrea Gritti loro proveditore di consentire a Lautrech che mandasse l’artiglierie a Pontevico. A Orcivecchio arrivorono corrieri mandati da’ signori delle leghe a comandare a’ svizzeri che partissino dello esercito; simile comandamento feciono per altri corrieri a quegli che erano nel campo franzese, allegando essere cosa indegna del nome loro che in due eserciti inimici fussino colle bandiere publiche i fanti suoi. Ma di questi