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libro tredicesimo - cap. iii | 11 |
dergli contro a’ turchi (concedevasi sotto l’onestá di questo colore la decima) ma con tacita speranza data al re che, fatto il diposito di tutta la quantitá, licenziata per un altro breve la condizione apposta, si convertissino liberamente in uso del re. Promesse il pontefice al re, per uno breve separato, di non lo richiedere mai di aiuto contro al duca di Ferrara, anzi essere contento che il re lo ricevesse nella sua protezione. Lunga altercazione fu sopra la restituzione di Reggio, Modona e Rubiera, dimandata con somma instanza dal re secondo le promesse ricevute a Bologna, né dal pontefice dinegata ma riservata ad altro tempo, allegando essergli molto indegno, e quasi confessione di ultima necessitá, il restituirle quando era oppressato dalla guerra; e il re facendo instanza ch’elle si restituissino di presente. All’ultimo, dimostrandosi grande, se piú volesse strignerlo, l’alterazione del pontefice, ed essendo al re inimico il re di Inghilterra, sospetti Cesare il re di Spagna e i svizzeri, accettò che il pontefice, per uno breve il quale fusse consegnato a lui, promettesse di restituire al duca di Ferrara Modena, Reggio e Rubiera infra sette mesi prossimi: avendo il pontefice nell’animo, se prima cessavano i suoi pericoli, non fare maggiore stimazione del breve che delle parole dette in Bologna; e al re, poi che senza pericolo di grandissima indegnazione non poteva piú ottenere, parendo pure di qualche momento che le promesse e la fede apparissino per iscrittura.
III
Ma mentre che queste cose si trattavano, essendo augumentato assai l’esercito di Lorenzo, perché oltre a molti, soldati di nuovo da lui, il pontefice aveva soldato a Roma mille