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libro quintodecimodecimo - cap. v 201

nell’avervi Prospero Colonna lasciato piccolo presidio: benché il marchese di Mantova v’avesse, per questo timore, mandato cento uomini d’arme cento cavalli leggieri e quattrocento fanti. Battuto che ebbe Federigo coll’artiglierie le mura, dette la battaglia invano, e dipoi fatta con l’artiglierie maggiore ruina dette un’altra battaglia ma col successo medesimo; onde si ridusse a San Martino, aspettando Renzo da Ceri che con dugento cavalli e duemila fanti veniva del reggiano: il quale come fu venuto, ritornati alle mura le batterono per molte ore con grande progresso, ma impediti da grandissime pioggie e conoscendo potere difficilmente ottenere la vittoria non tentorno piú oltre. Nel qual dí Mercurio, co’ cavalli leggieri de viniziani, le genti de’ quali si univano a Pontevico, passato l’Oglio corse insino a’ loro alloggiamenti. Tentate queste cose invano, e avendo nell’esercito strettezza di vettovaglie, e risolvendosi i fanti condotti da Renzo perché non aveano ricevuti altri danari che quegli che avea dati a Renzo il duca di Ferrara, partitisi da Cremona, andorno a campo a Sonzino, ma con evento non dissimile. Saccheggiorno dipoi la terra di Caravaggio, ove dimororno alcuni dí: dalla quale dimora nasceva o scusa o impedimento al senato viniziano di non mandare a Milano gli aiuti a’ quali erano tenuti; perché scusata la lentezza del raccorre le genti per la credenza stata comune a’ capitani di Cesare che, per la separazione loro dal re di Francia, i franzesi quell’anno non passerebbono, affermava di mandargli come prima quegli che erano nel cremonese avessino ripassato il fiume dell’Adda.

In questo stato delle cose, diffidando ciascuna delle parti di porre con celeritá fine alla guerra, niuno tentava di mettere in pericolo la somma delle cose. L’ammiraglio, non pensando all’espugnazione di Milano, avea collocata la speranza o che gl’inimici s’avessino a dissolvere per mancamento di danari o che fussino costretti, per carestia di vettovaglie, abbandonare Milano; ove con tutto fusse copia di frumento, nondimeno, in tanto popolosa cittá, la moltitudine di coloro che se n’aveano a nutrire era quasi innumerabile; e avendo egli levate l’acque