Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/218

Da Wikisource.
212 storia d'italia

e di Linguadoca e mandò l’artiglierie grosse di lá dal Tesino, con intenzione di aspettare in quello alloggiamento le genti che il re preparava per soccorrerlo, perché non temeva potervi essere sforzato e vi aveva abbondanza di vettovaglie: e nondimeno, per non perdere del tutto il tempo, mandò Renzo da Ceri con settemila fanti italiani a pigliare Arona, terra fortissima ne’ confini del Lago Maggiore, posseduta da Anchise Visconte; in soccorso del quale Prospero Colonna mandò da Milano mille dugento fanti. La rocca di Arona soprafá tanto la terra che è inutile il possedere questa a chi non possiede quella: però Renzo attendeva a battere la rocca, e avendovi dati piú assalti ove furno morti molti de’ suoi, finalmente, poiché invano v’ebbe consumato circa a un mese, si partí; confermata l’opinione, che giá molti anni era ampliata per tutta Italia, che piú, in niuna parte, le azioni sue corrispondessino alla fama acquistata nella difesa di Crema.

Camminava in questo tempo alla morte Prospero Colonna, stato giá ammalato otto mesi, non senza sospetto di veleno o di medicamento amatorio: però, dove prima gli era molestissima la venuta del viceré, non potendo poi piú reggere le cure della guerra, l’aveva continuamente sollecitata. Venne adunque il viceré; ma accostatosi a Milano, per mostrare reverenza alla virtú e fama di tale capitano, soprastette qualche dí a entrarvi: pure, intendendo essere ridotto allo estremo e giá alienato dello intelletto, entrò, per desiderio di vederlo, in tempo che sopravisse poche ore poi; benché altri dichino che ritardò a entrarvi dopo la morte, che succedette il penultimo dí di quello anno. Capitano certamente, in tutta la sua etá, di chiaro nome, ma salito negli ultimi anni della vita in grandissima riputazione e autoritá; perito dell’arte militare e in quella di grandissima esperienza; ma non pronto a pigliare con celeritá l’occasioni che gli potessino porgere i disordini o la debolezza degli inimici, come anche per il suo procedere cautamente non lasciava facile a loro l’occasione di opprimere lui; lentissimo per natura nelle sue azioni e a cui tu dia meritamente il titolo di cuntatore: ma se gli debbe la