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disordinerebbe gli inimici, i quali, non avendo facoltá di comperare le vettovaglie e necessitati di andare predando i cibi per il paese, non potrebbono stare fermi agli alloggiamenti; sperava similmente dare impedimento alle vettovaglie che s’arebbono a condurre al campo, delle quali sapeva la maggiore parte essere destinata da Cremona, perché di nuovo avea soldato Giovanlodovico Palavicino, acciò che o occupasse Cremona, dove era piccolo presidio, o almeno interrompesse la sicurtá che da quella cittá si movessino le vettovaglie. Queste ragioni confermorno il re nella pertinacia di perseverare nell’assedio di Pavia, e per impedire agli inimici l’entrarvi ridusse in altra forma l’alloggiamento dell’esercito. Alloggiava prima il re, dalla parte di Borgoratto, alla badia di San Lanfranco, posta circa un mezzo miglio di lá da Pavia e oltre alla strada per la quale da Pavia si va a Milano e in sul fiume del Tesino, vicino al luogo dove fu tentata la diversione dell’acque; la Palissa, e con l’avanguardia e co’ svizzeri, alle Ronche, nel borgo appresso alla porta di Santa Iustina, fortificatosi alle chiese di San Piero di Sant’Appollonia e di San Ieronimo; alloggiava Giovanni de’ Medici, co’ cavalli e fanti suoi, alla chiesa di San Salvadore. Ma intesa la partita degli inimici da Lodi, andò ad alloggiare nel barco, al palagio di Mirabello situato di qua da Pavia; lasciati a San Lanfranco i fanti grigioni, ma non mutato l’alloggiamento della avanguardia. Ultimatamente, passò il re ad alloggiare a’ monasteri di San Paolo e di San Iacopo luoghi comodi ed eminenti e cavalieri alla campagna, vicinissimi a Pavia ma alquanto fuori del barco; trasferito ad alloggiare a Mirabello [monsignore] d’Alansone col retroguardo. E per potere soccorrere l’un l’altro roppono il muro del barco da quella parte, occupando lo spazio del campo insino al Tesino, dalla parte di sotto, e dalla parte di sopra insino alla strada milanese; di maniera che, tenendo circondata intorno intorno Pavia, e il Gravelone e il Tesino e la Torretta, che è dirimpetto alla darsina in mano del re, non potevano gli imperiali entrare in Pavia se o non passavano il Tesino o non entravano per il barco.