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libro quintodecimodecimo - cap. xv 257

glie a dargli la rocca; il che fatto, egli, immediate, scopertosi di un altro agguato con trecento fanti ed entrato per la rocca nella terra, la prese: donde le leghe de’ grigioni, pochi dí innanzi al conflitto, revocorno i seimila grigioni che erano nello esercito del re. Arrivò in questo tempo nello esercito imperiale il cavaliere da Casale, mandato dal re d’Inghilterra con promesse grandi, e con ordine di levare i cinquantamila ducati di Viterbo: perché quel re, cominciando ad avere invidia alla prosperitá del re di Francia, e mosso ancora che nel mare di verso Scozia erano state prese dai franzesi certe navi inghilesi, minacciava rompere la guerra in Francia, e desiderava sostenere l’esercito imperiale. Però commesse al Pacceo, che era a Trento, che andasse a Vinegia a protestare in nome suo la osservanza della lega; alla quale si sperava gli avesse a indurre piú facilmente che Cesare aveva mandato la investitura di Francesco Sforza in mano del viceré, con ordine ne disponesse secondo le occorrenze delle cose. Fece ancora il re d’Inghilterra pregare dall’oratore suo il pontefice che aiutasse le cose di Cesare; a che il pontefice si scusò per la capitolazione fatta col re di Francia, per sua sicurtá, senza offesa di Cesare; dolendosi ancora che, dopo il ritorno dello esercito di Provenza, era stato venti dí innanzi avesse potuto intendere i loro disegni, e se avevano animo di difendere o di abbandonare lo stato di Milano.


XV

Gli imperiali, occupati i luoghi vicini a Pavia, si accostano all’esercito nemico; sussidio di munizioni agli assediati. Scaramuccie fra i soldati nemici; trattative di tregua per opera dei nunzi del pontefice presso i due eserciti. Ferita di Giovanni de’ Medici. Battaglia di Pavia.

Ma erano giá di piccolo momento i trattamenti e le pratiche de’ príncipi e le diligenze e sollecitudini degli imbascia-