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libro tredicesimo - cap. vi 25

vi avevano i soldati facoltá di predare ma con difficoltá vi erano vettovaglie bastanti a nutrirgli. Ma nella elezione della impresa gli bisognò seguitare la volontá di altri. Perché esso, per lo stabilimento del suo stato, desiderava, innanzi tentasse altra cosa, assaltare di nuovo Fano o qualcun’altra delle terre poste in sul mare; ma per l’inclinazione de’ soldati cupidi delle prede e delle rapine deliberò voltarsi piú presto in Toscana, dove, per essere pieno il paese, che era senza sospetto, ed esservi piccoli provedimenti, speravano potere fare grandissimi guadagni. Incitavalo oltre a questo la speranza di potere, per mezzo di Carlo Baglione e di Borghese Petrucci, fare mutazione in Perugia e in Siena, donde sarebbono augumentate assai le cose sue, e le molestie e i pericoli del pontefice e del nipote. Perciò, il dí seguente a quello nel quale ebbe raccolti i guasconi, mosse l’esercito verso Perugia, ma come fu nel piano di Agobbio, deliberò manifestare il sospetto suo, anzi scienza quasi certa, che avea, della perfidia del colonnello Maldonato e di alcuni altri congiunti nella medesima causa con lui.

Era la cosa nata e venuta a luce in questo modo. Quando l’esercito passò per la Romagna, Suares, uno de’ capitani spagnuoli, rimasto indietro sotto finzione di essere ammalato, si era lasciato studiosamente fare prigione; e menato a Cesena a Lorenzo, gli disse, per parte di Maldonato e di due altri capitani spagnuoli, la causa di congiugnersi con Francesco Maria non essere stata per altro che per avere occasione di fare qualche servizio notabile al pontefice e a lui, poiché non era stato in potestá di essi ovviare che questo movimento si facesse; promettendogli in nome loro che, subito che avessino opportunitá di farlo, lo metterebbono a esecuzione. Le quali cose non essendo note a Francesco Maria, cominciò a sospettare per alcune parole dette incautamente da Renzo da Ceri a uno tamburino degli spagnuoli; perché, come motteggiando, lo dimandò: — Quando vorranno quegli spagnuoli darci prigione il vostro duca? — La quale voce, entrata piú altamente nel petto di Francesco Maria, gli avea data cagione di osservare