Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/321

Da Wikisource.

libro sestodecimo - cap. ix 315

sopravenutagli nella rocca di Madril, in tale estremitá della vita che i medici deputati alla sua curazione feciono intendere a Cesare diffidarsi totalmente della salute, se giá non veniva egli in persona a confortarlo e dargli speranza della liberazione. Dove preparandosi di andare, il gran cancelliere suo lo dissuase, dicendo che lo onore suo ricercava di non vi andare se non con disposizione di liberarlo subito e senza alcuna convenzione, altrimenti essere una umanitá non regia ma mercenaria, e uno desiderio di farlo guarire non per caritá della salute sua ma mosso solamente da interesse proprio, per non perdere per la sua morte la occasione de’ guadagni sperati dalla vittoria; consiglio certamente memorabile e degno di essere accettato da tanto principe: nondimeno, consigliato diversamente da altri, andò in poste a visitarlo. La visitazione fu breve, perché il cristianissimo era giá quasi allo estremo, ma piena di parole grate, e di speranza certissima, come e’ fusse sanato, di liberarlo; e, quel che ne fusse cagione, o questo conforto o che la gioventú fusse per se stessa superiore alla natura della infermitá, cominciò dopo questa visitazione ad alleggierirsi in modo che in pochi dí restò liberato dal pericolo, ancora che non ritornasse se non con tarditá alla prima valitudine.

Ma né le difficoltá che apparivano dell’animo di Cesare né le speranze date dagli italiani avevano impedita la andata di madama di Alanson in Spagna; perché niuna cosa era piú difficile a’ franzesi che abbandonare le pratiche della concordia con quegli che potevano restituirgli il suo re, niuna piú facile a Cesare che, col dare speranza a’ franzesi, divertirgli dai pensieri del pigliare l’armi e con questa arte tenere sospesi gli italiani in modo che non ardissino di fare nuove deliberazioni; e cosí, ora allentando ora strignendo, tenere confusi e implicati gli animi di tutti. Fu madama di Alanson ricevuta da Cesare con grate dimostrazioni e speranze, ma gli effetti riuscirono duri e difficili. Perché gli parlò, il quarto dí di ottobre, ricercandolo del matrimonio della sorella vedova col re; alla quale dimanda rispose Cesare non potere farlo senza consentimento del duca di Borbone. L’altre particolaritá si trattavano