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libro tredicesimo - cap. viii | 35 |
mancati i cardinali antichi di quelle famiglie, le quali Alessandro sesto per spogliarle degli stati propri aveva acerbamente perseguitate, non aveva mai voluto rimettere in alcuna di loro quella degnitá; Lione tanto immoderatamente fece il contrario: non potendo però dirsi che fusse stato tirato da’ meriti delle persone; perché Franciotto fu promosso dalla professione della milizia alla degnitá del cardinalato, e a Pompeio doveva nuocere la memoria che, con tutto fusse vescovo, avea, per occasione della infermitá [di Giulio], cercato di fare tumultuare il popolo romano contro allo imperio de’ sacerdoti, e dipoi si era ribellato apertamente con l’armi dal medesimo pontefice, dal quale era stato per questo privato della degnitá episcopale.
VIII
Ma in questo tempo Francesco Maria, poiché per la ritirata, anzi piú presto fuga, degli inimici non aveva avuto facoltá di combattere, avendo l’esercito molto potente, perché alla fama del non avere resistenza nella campagna concorrevano continuamente nuovi soldati, tirati dalla speranza delle prede, entrò nella Marca; dove Fabriano e molte altre terre si composono con lui, ricomperando con danari il pericolo del sacco e delle rapine de’ loro contadi. Saccheggionne alcune altre, tra le quali Iesi, mentre trattava di comporsi; e dipoi accostatosi ad Ancona, alla difesa della quale cittá il legato aveva mandato gente, vi stette fermo intorno piú dí, con detrimento grande, per la perdita del tempo, delle cose sue, non combattendo ma trattando di accordarsi con gli anconitani: i quali finalmente, per non perdere le ricolte giá mature, gli pagorono