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96 | storia d'italia |
tedeschi ne’ luoghi vicini, esclamando ciascuno del pericolo di quella cittá, lo costrinse a consentire che vi andasse il conte Guido con grossa gente: dove anche per ordine de’ viniziani, che avevano promesso, per soccorrere alle necessitá del pontefice, mandarvi a guardia mille fanti, vi fu mandato Babone di Naldo, uno de’ loro capitani; ma per i mali pagamenti tornorono presto a quattrocento. Passò finalmente Saluzzo, non avendo in fatto piú che quattromila tra svizzeri e grigioni e tremila fanti de’ suoi; e condotto al Pulesine, ancora che si desiderasse non partisse di quivi per infestare lo alloggiamento di Firenzuola, dove anche spesso scorreva il Luzasco, si ridusse per piú sicurtá a Torricella e a Sissa. Ma due dí poi i tedeschi, partiti da Firenzuola, andorono a Carpineti e luoghi circostanti; e il conte di Gaiazzo, presa Rivolta, passò la Trebbia: né si intendeva quale fusse il disegno del duca di Borbone, o di andare a campo a Piacenza, come fusse uscito di Milano, o pure passare innanzi alla volta di Toscana. Passorono poi, l’ultimo dí dell’anno, i tedeschi la Nura, per passare la Trebbia e aspettare quivi Borbone, essendo alloggiamento manco infestato dagli inimici.
XVII
Nella quale freddezza delle cose di Lombardia, procedente non tanto dalla stagione asprissima dell’anno quanto dalla difficoltá che aveva Borbone di pagare le genti, per la quale erano, per la provisione de’ denari, vessati e tormentati maravigliosamente i milanesi (per la quale necessitá Ieronimo Morone, condannato alla morte, compose, la notte precedente alla mattina destinata al supplicio, di pagare ventimila ducati,