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si accostassino a Siena di introdurle per una fogna che passava sotto le mura appresso a uno bastione, e avendo il pontefice mandatovi, a sua richiesta, due fanti confidati, all’uno de’ quali Giovambatista commesse il portare la sua bandiera, i magistrati della cittá (con saputa de’ quali Giovambatista eludendo il pontefice trattava questa cosa), quando parve loro il tempo opportuno, presi i due fanti e fattone solennemente il processo, e divulgato per tutto il trattato, ne presono publicamente il debito supplicio, per infamare il pontefice quanto potettono. Aggiunsesi che pochi dí poi mandorono gente ad assediare Giovanni Martinozzi, uno de’ fuorusciti, quale dimorava nel contado di Siena alla tenuta sua di Montelifré. Dalle quali cose, come fatte in ingiuria sua, esacerbato l’animo del pontefice, deliberò tentare di rimettere i fuorusciti in Siena con le forze sue e de’ fiorentini, ma con provisioni piú deboli che non conveniva, massime di fanti pagati; e perché alla debolezza dell’esercito non supplisse il valore o la autoritá de’ capitani, vi prepose [Virginio] Orsino conte della Anguillara, Lodovico conte di Pitigliano e [Giovan Francesco] suo figliuolo, Gentile Baglione e Giovanni da Sassatello. I quali, fatta la massa delle genti al ponte a Centina, e dipoi trasferitisi alle Tavernelle in sul fiume della Arbia, fiume famoso appresso agli antichi per la vittoria memorabile de’ ghibellini contro a’ guelfi di Firenze, si accostorono, il decimo settimo dí di giugno, alle mura di Siena con nove pezzi d’artiglieria de’ fiorentini milledugento cavalli e con piú di ottomila fanti, ma quasi tutti o comandati del dominio della Chiesa e de’ fiorentini o mandati senza danari ai fuorusciti da amici loro del perugino e di altri luoghi: e nel tempo medesimo Andrea Doria, con le galee e con mille fanti di sopracollo, assaltò i porti de’ sanesi. Ma non essendosi, nello accostarsi alle mura di Siena, fatto dentro segno alcuno di tumulto, come avevano sperato i fuorusciti, fu necessario fermarsi con l’esercito per attendere alla espugnazione della cittá; nella quale erano sessanta cavalli e trecento fanti forestieri: però, accostatisi alla porta di Camollia, cominciorno a battere con l’artiglierie le