Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/85

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libro decimosettimo - cap. xiii 79

portato tanto dalla ambizione e dal furore che avesse cospirato nella morte violenta del pontefice, disegnando anche, come fu comune e costante opinione, costretti con la violenza e con l’armi i cardinali a eleggerlo, occupare con le mani sanguinose e con l’operazioni scelerate e sacrileghe la sedia vacante del pontefice. Il quale, intesa che giá era giorno la venuta loro, che giá erano raccolti intorno a San Cosimo e Damiano, pieno di terrore e di confusione, cercava, vanamente, di provedere a questo tumulto; perché né aveva forze proprie da difendersi, né il popolo di Roma, parte lieto de’ suoi sinistri parte giudicando non attenere a sé il danno publico, faceva segno di muoversi. Perciò, accresciuto l’animo degli inimici, venuti innanzi, si fermorono con tutte le genti a Santo Apostolo, donde spinseno per ponte Sisto in Trastevere circa cinquecento fanti con qualche cavallo; i quali, ributtato dopo qualche resistenza Stefano Colonna di Pilestrina dal portone di Santo Spirito, che soldato del pontefice era ridotto quivi con dugento fanti, si indirizzorono per Borgo vecchio alla volta di San Piero e del palazzo pontificale, essendovi ancora dentro il pontefice. Il quale, invano chiamando l’aiuto di Dio e degli uomini, inclinando a morire nella sua sedia, si preparava, come giá aveva fatto Bonifazio ottavo nello insulto di Sciarra Colonna, di collocarsi con l’abito e con gli ornamenti pontificali nella cattedra pontificale; ma rimosso con difficoltá grande da questo proposito dai cardinali che gli erano intorno, che lo scongiuravano a muoversi, se non per sé almanco per la salute di quella sedia e perché nella persona del suo vicario non fusse sí sceleratamente offeso l’onore di Dio, si ritirò insieme con alcuni di loro, de’ suoi piú confidenti, in Castello, a ore diciassette, e in tempo che giá non solo i fanti e i cavalli venuti prima ma eziandio tutto il resto della gente saccheggiavano il palazzo e le cose e ornamenti sagri della chiesa di San Piero: non avendo maggiore rispetto alla maestá della religione e allo orrore del sacrilegio che avessino avuto i turchi nelle chiese del regno di Ungheria. Entrorono dipoi nel Borgo, del qual saccheggiorono circa la