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86 storia d'italia

XV

Nuovi inviati del pontefice al re di Francia; trattative con lui e col re d’Inghilterra. Milizie pontificie contro le terre dei Colonna. Vani tentativi di trattative del pontefice col duca di Ferrara. L’esercito del Frondspergh nel mantovano; deliberazioni del duca d’Urbino.

Cosí, cominciando a tornare in nuove e maggiori difficoltá le cose di Lombardia, era anche acceso nuovo fuoco in terra di Roma. Perché il pontefice, costernato di animo per lo accidente de’ Colonnesi, inclinato con l’animo alla pace, e allo andare con l’armata a Nerbona per trattarla personalmente con Cesare, aveva, subito partiti che furono gli inimici di Roma, mandato Paolo da Arezzo suo cameriere al re di Francia perché, con consentimento suo, passasse a Cesare, per la pratica della pace e per fare anche intendere al re le sue necessitá e i suoi pericoli e dimandargli centomila ducati per sua difesa. Nelle quali cose era tanto discordante da se medesimo che, volendo dal re denari e maggiore prontezza alla guerra, non solo gli negava le decime, instando di volerne per sé la metá (il che il re recusava, dicendo non si essere mai costumato nel reame di Francia), ma ancora non si risolveva a creare cardinale il gran cancelliere; il quale, per l’autoritá che aveva ne’ consigli del re, e perché per sua mano passavano tutte le espedizioni di denari, poteva essergli in tutti i suoi disegni di grandissimo momento. Non mancò il re condolersi con Paolo e con gli altri nunzi del caso di Roma, offerire le forze sue alla sua difesa, mostrargli che non poteva piú fidarsi di Cesare, dargli animo e confortarlo a non perseverare nella tregua; nel quale caso, e non altrimenti, diceva volere pagare i ventimila ducati promessi per ciascuno mese: a che anche, e a non andare a Nerbona, lo confortò il re di Inghilterra; il quale, inteso lo accidente seguito, gli mandò venticinquemila ducati. Sconfortava il re di Francia l’andata del pontefice a’ príncipi, come cosa che per