Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/101

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fede e si consigliava intrinsecamente con persona, non erano quegli cittadini che avevano esperienzia delle cose della cittá, e governatola lungo tempo, ed erano tenuti savi, ed avevano interesse nel bene e nel male publico, e naturalmente erano amici di lui, del padre e della casa sua; ma con ser Piero da Bibbiena, con messer Agnolo N’iccolini e simili uomini ambiziosi e cattivi, e che lo consigliavano in tutte le cose secondo che ciecamente erano traportati dalla ambizione e le altre cupiditá, e per compiacerlo ed essergli piú cari, lo indirizzavano el piú delle volte per quella via per la quale lo vedevano inclinato e vólto.

E però, trovandosi Piero in gran pericolo per el disordine di fuori e la mala disposizione di drento, si risolvè essergli necessario accordarsi con Francia, giudicando quello che era vero, che posata bene questa parte, ognuno nella cittá per timore o altro si rassetterebbe; e seguitando adunche, benché in diversi termini e poco a proposito, l’esemplo del padre Lorenzo quando andò a Napoli, una sera furiosamente, accompagnato da Iacopo Gianfigliazzi, Giannozzo Pucci ed altri amici suoi, se ne andò a Serezzana a trovare el re, dove era venuto da Milano el duca Lodovico. Quivi doppo molte pratiche e ragionamenti si conchiuse di dare in mano del re per sua sicurtá le fortezze di Pisa, di Serezzana, di Pietrasanta e di Livorno; e di subito gli furono sanza altra licenzia della cittá e sanza e’ contrasegni, consegnate quelle di Serezzana e Pietrasanta da Piero di Lionardo Tornabuoni e Piero di Giuliano Ridolfi.

A Firenze in sulla partita di Piero avendo ognuno preso animo e licenzia, non solo si continuava ed accrescevasi nello sparlare publicamente, ma ancora si coininciorono in palagio a risentire e’ cittadini; fra’ quali messer Luca Corsini (che era de’ signori e stato fatto da Piero, come confidato e sfegatato dello stato, per rispetto di Piero Corsini suo fratello) ed Iacopo di Tanai de’ Nerli e Gualterotto Gualterotti che erano gonfalonieri di compagnia, messi su, come si crede, da Piero Capponi che era inimicissimo del governo, cominciorono